Africa? Un continente, non un paese

Africa continente

Di Sarah Kamsu

Quando Silvia Romano è tornata in Italia molte testate hanno scritto nei loro titoli «Africa».
Si può parlare di Londra senza generalizzare sull’Europa, non si dovrebbe fare lo stesso con Nairobi, Kinshasa?
Quando si parla di Africa occorre essere precisi.

Silvia Romano, cooperante della onlus Africa Milele, è stata prelevata il 20 novembre 2018 dalla casa in cui alloggiava nel villaggio di Chakama in Kenya, e sequestrata per 18 mesi in Somalia dal gruppo jihadista Al-Shabaab.
In Somalia vige la sharia, la legge islamica: non c’è separazione tra religione e Stato.
Di certo non so cosa si provi ad essere rapiti, sequestrati. Privare una persona della sua sacra e inviolabile libertà è un atto criminale.
Essere vittima di un sequestro è un evento traumatico tra privazioni, costrizioni e la costante paura di morire. E il dopo, gli impatti psicologici e la fatica di riadattarsi alla quotidianità.
Silvia Romano fa parte di un lungo elenco di ostaggi catturati in Somalia dal 2009. Il suo rapimento è stato uno shock, ma come dice lei, il peggio è passato.
Dovremmo essere contenti del suo ritorno, che sia salva e con la sua famiglia.
Se potessi tornare indietro le restituirei un’accoglienza migliore.
Appena tornata, la sua conversione ha suscitato polemiche come il suo abbigliamento e il cambio di nome da Silvia ad Aisha. Non ci sono formali pratiche per diventare musulmani. È necessario affermare: «Non esiste divinità se non Allah e Maometto è il suo messaggero» di fronte a testimoni tra cui un Imam, leader religioso islamico.
La conversione non deve essere presa alla leggera: si è liberi di aderire a una religione, ma bisogna essere consapevoli delle conseguenze.
Diventare devoti a una vita guidata da principi di una qualsiasi religione organizzata, è uno degli atti più importanti della vita.

 

Soddisfare certi obblighi e doveri religiosi come le 5 preghiere quotidiane, osservare l’etichetta musulmana. Rispettare un codice di abbigliamento ispirato alla modestia. Per le donne sposare uomini musulmani ed evitare interazioni non indispensabili con il sesso opposto. Essere sepolti in un cimitero musulmano. 
Molte persone rapite da gruppi jihadisti come Isis, affermano di aver frequentato scuole coraniche e che i rapinatori avessero ragione.
Non credo sia un caso che queste persone una volta liberate dichiarino la loro conversione.
Credo che durante il rapimento le vittime vengano condizionate in qualche modo.
Come dicevo all’inizio, occorre essere precisi quando si parla di Africa.
Un fatto del genere e la situazione di un Paese, non possono essere generalizzati a tutto un continente.
L’Africa non è un Paese. È un continente di 54 Stati, grande 3 volte l’Europa.
Dovremmo cambiare gli occhi con cui guardiamo l’Africa, cominciando a smettere di usare termini come «terzo mondo», o «Paesi in via di sviluppo». Esiste un solo mondo e l’ideologia che tenta di dividerlo in una scala gerarchica, pone alcuni popoli su un livello superiore ad altri.
Se altri popoli si organizzano, o vivano diversamente, non significa che siano meno sviluppati.
È sbagliato considerare la propria civiltà come la misura della civiltà, o vedere l’Africa come un luogo da salvare.
Le poche immagini che ci vengono mostrate sono di povertà, fame, guerra, migranti.
Si tiene all’oscuro l’Africa e la sua immensa cultura, l’Africa che vale, che va avanti, che vive e pulsa.
La storia di Silvia mi ha fatto riflettere a 360 gradi.