Post verità e Fake News – La realtà essendo univoca viene sempre interpretata

Di Riccardo Ciappponi

Immagine in evidenza di Doriano Solinas

Circa 2500 anni fa, Parmenide di Elea formulò un importante concetto filosofico: l’essere è, il non essere non è. La realtà è infatti costituita da ciò che esiste ed è oggettiva e certa. Il modo in cui viene percepita, tuttavia, crea il non essere, il nulla: le aspettative che abbiamo ci portano a pensare, per esempio, che le chiavi non sono lì, così i nostri giudizi e le nostre domande portano ad ulteriori complessità che dalla realtà portano alla verità, frutto delle percezioni e delle interpretazioni di queste, generando una sovrastruttura più complessa che rapidamente rende poco interessante la semplice realtà, cioè, sapere che esistono da qualche parte le chiavi non serve a molto, importa di più il fatto che non sono lì dove speravo di trovarle, e che qualcuno potrebbe averle spostate, smarrite o prese.

La verità è dunque soggettiva, ma può essere condivisa tra le persone creando una verità collettiva, frutto di memorie, aspettative ed esperienze, ma anche di potenziali errori, generando strane situazioni, come l’effetto placebo, in cui la convinzione dell’efficacia di un trattamento è in grado di produrre risposte chimico-fisiche nel nostro organismo. Inoltre, quando sono coinvolti concetti e ragionamenti, i fatti iniziano ad essere solo uno sfondo per un quadro ben più complesso. Per esempio, partendo dal fatto che una persona è morta in presenza di altre persone, colpa e responsabilità sono legate alla consapevolezza e alle intenzioni degli attori, per distinguere un omicidio da un suicidio, un’aggressione da una difesa, un incidente da un abuso di potere.

Sulla realtà disponibile viene quindi costruita una verità, secondo i piani dettati dalla legge e dalle scelte della magistratura, per ottenere un verdetto, una verità frutto di un particolare schema che, tuttavia, non è unica e potrebbe non corrispondere alla verità di altre persone che non hanno dovuto seguire la struttura legale, o che semplicemente hanno creato un’altra verità a partire dagli stessi fatti, come ad esempio le condanne a morte di ragazze stuprate perché considerate adultere, o la legittimazione del delitto d’onore. La realtà, pur essendo univoca, viene sempre interpretata e dunque, senza neanche considerare condizioni particolari come la psicosi, produce altre verità che possono divergere tra gli individui, una conseguenza inevitabile, frutto della nostra libertà e della nostra coscienza. È infatti la nostra capacità di osservare i fenomeni e compiere delle scelte che definisce la barriera che inevitabilmente ci separa dalla semplice realtà. La libertà ci pone nella condizione di poter scegliere, più o meno consapevolmente, una possibilità che ai semplici oggetti non è data, creando, di fatto, una catena di eventi probabili e non più determinati: sarebbe stupefacente svegliarsi domani e constatare che la Luna ha cambiato forma, ma ci pare ovvio decidere come trasformare la materia inanimata e la realtà del marmo continua a non spiegare la verità che ha portato a statue e palazzi.