Lisa Roffeni, B.Liver
La B.Liver Elisa ci ricorda quanto è importante lo scambio di idee, non solo per se stessi, ma anche per gli altri. Per riscrivere la narrazione della propria storia, per ridefinire i contorni di chi siamo o vogliamo essere. La riunione di redazione aperta al pubblico ha avuto la capacità di dare valore alle parole di tutti, in una nuvola di pensieri sospesi nella quale nessuno è rimasto invisibile.
I (io)
N (non)
V (vedo)
I (il)
S (sistema)
I (interessarsi del)
B (benessere)
I (individuando)
L (le)
E (esigenze)
Chiunque presente al Festival poteva avere una propria opinione o idea della parola che dava titolo al meraviglioso evento. Tale vastità di idee, dettata soprattutto dalla propria esperienza personale, era sentita e accolta da tutti. L’autenticità di ogni persona era straordinaria; essere liberi era quasi un obbligo verso sé stessi, sentire il piacere di aiutare l’altro, e in particolare la propria persona, poiché nessun’altro sarà così presente e importante, nel momento in cui comprendiamo che dobbiamo investire su di noi.
Ci si sentiva parte di qualcosa, un insieme di individui, le quali caratteristiche in comune erano, o avrebbero dovuto essere, in particolare i diritti. Uno di questi dovrebbe valere sempre, ma come molti altri, non è spesso rispettato nella società in cui viviamo: la parola. Ci distinguiamo dalle altre specie animali proprio grazie al pensiero, successivamente espresso sotto forma di linguaggio, per non parlare del fatto che la «storia» inizia dall’invenzione della scrittura, tracce scritte di conoscenza intellettiva, in qualsiasi caso cresciuta nel tempo.

È stato interessante come questo tema della parola sia emerso in tanti incontri e per primo nella riunione di redazione aperta al pubblico. A volte è difficile aprire il proprio cuore, e questo succede per tante ragioni. L’enorme atto di coraggio che comprende il provarci, sarebbe solamente e semplicemente da stimare, invece che utilizzarlo come arma negativa; ma credo anche che da parte di alcune persone – senza scusare certi comportamenti sbagliati – sia un meccanismo involontario che a volte si attua, guidato dall’invidia di riconoscere nell’altro la capacità di mostrarsi senza paura di soffrire.
È un continuo ciclo, e fa male ad entrambe le parti, poiché o si viene feriti, o ci si nasconde, non mostrandosi interamente veritieri. Molte riflessioni sono emerse sia nei numerosi incontri, e prima di tutto nella riunione di redazione svoltasi nella prima giornata. Ognuno poteva intervenire, contribuendo non solo ad arricchire le conversazioni ma anche il dialogo, affrontato con mentalità e cuore aperto.
Cambiare il mondo e il modo in cui viviamo, se ci ascoltassimo l’un l’altro, sarebbe più semplice; ma non tutti riescono ad aprirsi, comprendere, o solo avere l’intenzione di vedere oltre sé stessi. È stata proprio questa la particolarità dei tre giorni, e di tutti gli incontri e iniziative svolte: la libertà di parlare senza paura del giudizio, o essere costretti a nascondersi col timore di non essere compresi.
È verissimo che siamo tutti diversi, ma ugualmente improbabile che non abbiamo nulla in comune. Riconoscendoci in un pezzettino di vita di qualcun’altro, sentendosi meno soli, nasce il confronto ed anche il conforto. Due o più menti, se possibile, sono in grado di sentire e capire cosa vuole essere comunicato dall’altra parte, quindi, sviluppano e accrescono la propria visione, aprendo lo sguardo verso sé stessi e verso gli altri, verso la propria vita e la vita degli altri.
In questo modo non solo si cresce, conoscendo sé stessi e chi incontriamo durante il lungo filo chiamato vita, ma riscriviamo noi stessi e la nostra strada con gli strumenti costruiti da noi, e dal resto del mondo fuori da noi. Credo che questa visione aperta all’ascolto non debba riguardare solo noi esseri umani, ma anche tutte le specie viventi.
“È stata proprio questa la particolarità dei tre giorni, e di tutti gli incontri e iniziative svolte: la libertà di parlare senza paura del giudizio, o essere costretti a nascondersi col timore di non essere compresi.“
– Lisa Roffeni