Fiamma C. Invernizzi, B.Liver
La B. Liver Fiamma ci ricorda i mille nomi del Mediterraneo. Che non sono solo nomi, ma civilità; religioni, usi, tradizioni e differenze. Uno specchio su cui ci si può confrontare, unire, ricordare: non solo la storia, ma anche la nostra umanità.
Verde per gli egiziani, bianco per i turchi. Grande per gli ebrei e romano per gli arabi. Interno per Plinio.
Il Mediterraneo dai mille nomi
Ma il Mediterraneo, ufficialmente battezzato con questo nome da Isidoro di Siviglia nel VII secolo, cos’è? Traggo risposta dalle parole di Fernand Braudel – storico francese del Novecento – che lo definisce come «mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre». Un allegro specchio d’acqua salata su cui affacciano ventidue nazioni, tre religioni e innumerevoli dialetti.
Che si faccia, dunque, questo mare nostrum, inno alla biodiversità e alla complessità: il promemoria liquido di un equilibrio tanto sublime quanto delicato e precario; un memorandum che ci aiuti ad aprire gli occhi all’autenticità. Se, proseguendo con le note di Braudel, «viaggiare nel Mediterraneo significa incontrare il mondo romano in Libano, la preistoria in Sardegna, le città greche in Sicilia, la presenza araba in Spagna, l’Islam turco in Iugoslavia», allora ciascuno di noi può imparare un importante insegnamento dallo specchio d’acqua che nell’oscurità accoglie quei dimenticati – con le pagelle cucite dentro i giubbotti – che si fanno triste metafora dei dimenticati del Mondo: condurre alla superficie.

Condividersi in un Mediterraneo culturale
Ognuno a modo suo, purché l’azione sia decisa e intenzionale: allungare la mano verso chi nell’abisso c’è già sprofondato, nonostante abbia i piedi ancorati alla terraferma; incuriosirsi dei margini dove l’alterità alimenta l’incontro; dar voce a una parte di sé perché diventi anche una parte di tutti, nell’euforia o nella disperazione.
Condividere, condividersi, in un Mediterraneo culturale in cui le differenze arricchiscono i contesti e la gentilezza supera gli egoismi, perché se esiste un fertilizzante per il seme dell’umanità, non possiamo che alimentarlo noi.
Noi per primi.
“mille cose insieme. Non un paesaggio, ma innumerevoli paesaggi. Non un mare, ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre.”
– Fernand Braudel