Marelibera: un festival che sostiene la vela solidale

Marelibera, il festival della vela solidale.

di Nina Cresci

La B.Liver Nina ha scritto una lettera al mare, del quale ha scoperto i segreti grazie a Marelibera: un festival che sostiene la vela solidale.

Caro mare…

Caro mare. Cosa sei per me?

Non so rispondere con precisione e probabilmente non riuscirò a tenere un filo che leghi bene tutte le parole. Ogni volta che ti guardo il tempo rallenta, guardo le tue onde infrangersi sulla spiaggia o sulle mure di una barca, ognuna è differente dall’altra, ed è accompagnata dal suo ineguagliabile rumore che, finalmente, riesce a mettere un freno ai pensieri che corrono nella testa. Ogni volta che mi immergo, sembra quasi di respirare meglio che a terra, torno in superficie col sorriso stampato in faccia e mi sento serena.

Mi piace fissare il cielo, guardare le nuvole che corrono veloci mentre io sono ferma lì, lasciandomi sorreggere dalla tua forza, trasportata dalla corrente. Mi piace andare sott’acqua e non sentire più niente, solo il tuo rumore: delicato, ovattato… tanto da rendermi capace di sentire il battito del mio cuore. Non esiste giorno in cui tu sia uguale al precedente, ma sei sempre splendido: che tu sia calmo o agitato, chiaro o scuro, rimani sempre bello da morire e trasmetti sempre qualcosa. Sembra quasi che tu riesca a comprendermi nel profondo, dando forma e colore a quelle parti che sono dentro di me. Non so esattamente come fai, non importa il contesto nel quale sono in contatto con te, ma io mi sento libera, sempre.

Libera

Che io sia su una barca o sulla spiaggia, respiro a pieni polmoni e mi ricentro, questa è la capacità che hai: farmi ricentrare. Sei qualcosa di immenso, di immensa forza, almeno per me. Ho la fortuna di poterti navigare e mi sento calma, ogni volta. Mi sento a casa. Mi piace salpare, partire, prendere il largo. Issare le vele e vederle gonfiarsi, ogni volta mi lascia senza fiato. E voglio farlo ancora, e ancora, fino a non respirare più. Non pensavo fosse un mondo di cui avrei potuto far parte, quello della vela. Quando mi dicevano «buona fortuna», rispondevo «speriamo che mi caschi addosso» e così è stato, senza preavviso: il tempo sta aggiustando tutto.

Ora sono qui con i miei compagni di viaggio, a far parte di qualcosa che non dimenticherò mai. Il senso dell’equipaggio è la cosa che sento di più, quando qualcuno sta male mi porto dietro la pesantezza: come in una catena di montaggio, si blocca il processo di creazione. Ovunque tu sia, in mare trovi la bellezza, questo ti permette di riflettere su quanto ci sforziamo ogni giorno per seminare il veleno: perché ci vuole impegno, in un mondo così bello, per metterci i bastoni tra le ruote, per lasciarci annegare quando basterebbe tendere una mano.

Dietro a tutta questa bellezza c’è sangue, amarezza che continua ad essere coltivata. Io voglio coltivare la bellezza, invece, facendola diventare parte di me, fino a riempire quel vortice di indifferenza che ha preso il sopravvento. Non mi voglio accontentare di vedere solo in superficie, voglio scendere in profondità, imparare, arricchirmi. Vi ringrazio perché voi che avete fatto parte di Marelibera, che decidete di sostenere la vela solidale, avete dato la possibilità di avvicinarsi alla vela, al mare, a sé stessi a chi non avrebbe mai potuto farlo. Senza di voi mi sarei persa tutto questo.