
di Nicola Capitani, B.Liver
Nicola è un B.Liver con un superpotere: quando vede, vede interiormente. Quando ascolta, ascolta le cadenze della voce per capire chi ha davanti. Ecco la sua mappa dell'invisibilità formata da quattro parole: visione, bisogno, desiderio, fragilità.
La mappa dell’invisibilità
Vi propongo una «mappa dell’invisibilità», fatta da una persona che non vede: un percorso per capire e comprendere cosa vuol dire essere visibili o invisibili, con visione, desiderio, bisogno, fragilità.
Questo racconto inizia quando avevo 11 anni, e assieme ad alcuni amici delle elementari, abbiamo deciso di frequentare la stessa scuola media, ritrovandoci in classe insieme. Durante il primo anno, andava tutto bene, nessun problema e secondo me ero ancora visibile agli occhi dei miei amici. I problemi sono iniziati l’anno successivo, a 12 anni, quando percepisco che il gruppo della classe inizia pian piano a non considerarmi. Anzi, ero visibile solo ad un mio caro amico, che è rimasto tutt’ora uno dei miei amici più importanti. Indipendentemente da tutto questo, l’anno si conclude comunque e io non percepisco ancora del tutto questo inizio di invisibilità agli occhi degli altri.
Invisibile a tutti
L’anno successivo invece arriva al suo culmine: notai molto bene di essere diventato invisibile a tutti, perché nessuno mi considerava, anzi, se potevano mi bullizzavano o mi ignoravano. Mi sentivo invisibile e l’unico che si rendeva conto di questa situazione ero io.
Successivamente, per questo e altri motivi, per le scuole superiori ho deciso di cambiare paese, rimanendo sempre vicino alla mia città. Nel 2019, il mio amico di cui vi ho parlato, Riccardo, mi ha invitato al suo diciottesimo compleanno. Io accettai, sapendo che quella sera ci sarebbero stati quei vecchi compagni delle medie e mi illusi di ritrovare delle persone cambiate, più mature. Ma anche questa volta non sono stato considerato, anche questa volta ero per loro invisibile. Non pensavano che ci fosse lì quel loro conoscente che aveva un problema, per loro era meglio escluderlo, non considerarlo, cancellandolo e rendendolo invisibile.
Da questa esperienza, vi porto le mie riflessioni sulle quattro parole scelte.

Visione
Per me la visione è un elemento molto importante, che affronto tutti i giorni. Avendo passato ormai vent’anni da non vedente, sono riuscito a crearmi una mia visione sia della vita, e soprattutto del mondo. Per me la visione non è qualcuno che ti mette una mano davanti e ti chiede se vedi le sue dita; ma capire e vedere sia esteriormente che interiormente chi ho di fronte. Quasi tutte le persone associano un volto ad una determinata persona. Io invece associo ad ogni persona una voce.
La voce umana, sia maschile che femminile, è fatta di tonalità, di accenti, cadenze, sfumature di natura socio culturali e tanti elementi diversi che caratterizzano ogni persona. Fate un esercizio: provate ad ascoltare la voce di chi vi parla e cercate di notare le differenze. È un esercizio semplice, sicuramente un po’ diverso, ma che vi consiglio di provare, cosi da capire per pochi minuti quello che faccio io tutti i giorni.
Bisogno, desiderio
Bisogno e desiderio sono uniti. Secondo me c’è bisogno di educare le persone, partendo dai bambini piccoli, che nessuno è «normale», ma che ognuno ha le sue caratteristiche, che ognuno è speciale. Il desiderio è che ci possa essere un domani un mondo senza differenze, senza indifferenza, e che non serva più dover girare con un bastone, o qualsiasi altro strumento, per comunicare alle persone che tu fai fatica a vedere. Perché io sono una persona uguale a tutte le altre, l’unica differenza è che vedo peggio, ma questo non deve mai essere un limite.
Fragilità
Tutti abbiamo delle fragilità. Le fragilità per me sono quelle piccole cose che, per poterle fare, devo impegnarmi un po’ di più, perché sono molto fragile e mi posso spezzare in mille pezzi.
“Per me la visione non è qualcuno che ti mette una mano davanti e ti chiede se vedi le sue dita; ma capire e vedere sia esteriormente che interiormente chi ho di fronte. Quasi tutte le persone associano un volto ad una determinata persona. Io invece associo ad ogni persona una voce”
– Nicola Capitani
