Nella casa dei nonni che non ci sono più ho perso il luogo dove sono cresciuta

"In quella casa sono cresciuta, mai da sola e in 26 anni di vita ho condiviso tanto, sia con mia sorella che con i miei cugini." Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator

di Federica Buonuomo, B.Liver

Federica parla della casa dei nonni che non ci sono più come il suo "luogo di fiducia", dove le stanze e gli oggetti ricordano tanti momenti belli e significativi trascorsi con la sua famiglia. E ci lascia una riflessione finale, suggerendo che forse il luogo di fiducia più importante dobbiamo costruirlo ogni giorno, migliorando la relazione con noi stessi.

Pochi giorni fa ho perso il mio nonno paterno, dopo che nonna se n’è andata improvvisamente l’anno scorso e l’altro nonno che ci ha lasciati a febbraio. Quest’ultima volta però, abbiamo dovuto svuotare la casa dove la coppia viveva da sempre.

Parlando di luoghi, ecco qui per me cos’è un «luogo di fiducia». Forse non nell’accezione che tutti pensano, ma è questa la prima cosa che mi è venuta in mente leggendo queste tre parole. 

In quella casa sono cresciuta, mai da sola e in 26 anni di vita ho condiviso tanto, sia con mia sorella che con i miei cugini. Non c’era Pasqua o estate in cui non ci riunivamo attorno alla tavola in salone, tutti insieme, ma ognuno con la propria sedia, ognuno con il proprio piatto preferito preparato appositamente da nonna.

Prima di chiuderla, non sapendo che fine farà, se quando tornerò giù a Caserta ci sarà ancora, sono partita dalla porta d’ingresso e mi sono presa dieci minuti in solitaria per girarla e, come se fossi in un libro, rivivere i momenti più belli e significativi.

Nel salone, sulla credenza che conteneva tutte le bomboniere dei nipoti, c’erano le nostre fotografie. Per un attimo mi sono sentita catapultata nel passato, in quegli istanti racchiusi sulla pellicola.

La cucina sembrava odorare del pan brioche che nonna si mangiava a colazione con un velo di marmellata. Lo studio del nonno, invece, con la Settimana Enigmistica ancora sulla scrivania, puzzava di fumo, un vizio che non si è mai tolto.

Ci ho trovato anche una lettera scritta a mano da lui, potrei riconoscere la sua calligrafia ovunque. La cameretta era il nostro rifugio: è questo forse il «luogo di fiducia» più significativo della mia infanzia. È qui che quattro menti si riunivano per escogitare pomeriggi di svago, per colorare o giocare, chi alle Barbie e chi con le macchine.

Ci siamo sempre tenuti compagnia, nonostante la distanza. E infine, la camera da letto dei nonni, un luogo che ci ha ospitati, quasi accampati, e che oggi mi fa paura, perché è lì che ho visto per l’ultima volta nonna. Strano quanto uno stesso posto, a distanza di anni, possa cambiare di significato.

Quindi per me, un luogo di fiducia è un posto dove senti di poter essere te stesso, al cento per cento autentico. È anche uno spazio dove puoi trovare la complicità con un tuo simile. È dove senti di aver costruito qualcosa insieme a qualcuno. Tuttavia, mai come in questo momento, sono convinta che non è facile individuarlo, e nemmeno costruirlo, perché non dipende solo da te ma da una serie di fattori che si devono allineare.

“un luogo di fiducia è un posto dove senti di poter essere te stesso, al cento per cento autentico. È anche uno spazio dove puoi trovare la complicità con un tuo simile.”

– Federica Buonuomo

Forse però, la verità è che un «luogo di fiducia» siamo anche e soprattutto noi stessi: se provi ad uscire dal tuo corpo, metaforicamente, e ti analizzi, ti accorgi di quanto la tua pelle racchiuda in sé il luogo più sicuro di tutti, la tua prima casa.

Tendiamo a sottovalutarci senza accorgerci che in realtà è con noi stessi che dobbiamo creare una relazione di fiducia, collaborazione, stima e solidarietà. È con noi stessi che dobbiamo affrontare la quotidianità ed è in noi che possiamo trovare rifugio.

è con noi stessi che dobbiamo creare una relazione di fiducia, collaborazione, stima e solidarietà. È con noi stessi che dobbiamo affrontare la quotidianità ed è in noi che possiamo trovare rifugio.”

– Federica Buonuomo