La riflessione di un’insegnante: “Riempiamo il vuoto, ogni giorno, sempre di più.”

Illustrazione di un monitor appeso sopra la porta d’ingresso di una casa moderna che mostra le idee di grandi pensatori del passato
"Navigo controcorrente con tanti bambini su una barchetta di carta, sapendo che fuori da scuola saliranno sul comodo panfilo dei social, che scorre placido, inesorabile fino al mattino dopo." Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale Bing Image Creator

di Paola Reggiani

La B.Liver Paola è un'insegnante che si trova a fare i conti con lo scorrere implacabile di Tik Tok e dei social media, dove bambini e bambine ancora alle elementari si ipersessualizzano sempre di più. Ma Paola non molla. E continua a prendere la sua "barchetta di carta" per traghettare i bambini al di là del vuoto, in un sistema che è sempre meno alla loro portata.

Sto giocando a pallavolo con le bambine, non posso!! È urgente? Ok, arrivo. Dimmi. Come… eh?… su Tik Tok? Ma sei sicura? Pina e Gina? Chi te l’ha detto? Lina? Ma va dai, quella è una pettegola con un’irrimediabile tendenza all’esagerazione, al dramma. P. e G. io le conosco bene: sono diligenti, mature. Guardale lì, sono anche sensibili, le uniche che danno sempre retta a Sara. No, secondo me è una bufala. Vedrai che non sarà così grave.

Avranno solo fatto un po’ le sceme con il rossetto della mamma, sono in quinta elementare, non spariamo subito a una mosca con il bazooka, non… Eh? Cosa? O cavolo… ma sei sicura? E come faccio a vedere ‘sto video, io mica c’ho Tik Tok sul cellulare. Me lo fai vedere tu? Sì ok, va bene, ma no, non ora, non qui, quando usciamo da scuola, ok, a dopo.

Rientro nel cerchio della pallavolo con le bambine… ragazze… ragazzine. Una conversazione di due minuti con la collega e già non so più come devo chiamarle. Le loro code di cavallo setose e ondeggianti, le loro grida acutissime. Bambine, una palla e il cielo che si muovono insieme. Qui non riesco a vedere altro, non c’è altro qui. Come può essere vero?

Come può essere vero?

E invece è vero. Tik Tok, implacabile, mi somministra una verità che non so assumere. Scenografie, costumi e coreografie impeccabili. Capaci e intraprendenti P. e G, come quando presentano in classe le ricerche di geografia, le più originali e brillanti. Dopotutto, sono sempre loro, ma allo stesso tempo non sono loro.

La malizia e la seduzione che interpretano sembrano non avere aggancio con l’innocenza dei loro sguardi, dei loro gesti che fluttuano in modo incosciente, meccanico, inafferrabile nella stanza addobbata di palloncini rosa. Gesti così diversi da quelli impacciati che le vedono interagire con un compagno di sesso opposto, durante gli esercizi di teatro. Ciò che vedo io no, non è pedopornografia. A tutti gli effetti lo è, ma ciò che vedo io è un doloroso scollamento di cui non so afferrare la causa.

Cullarsi nel disorientamento non è privilegio di cui un’insegnante può godere, perché il circo parte subito: genitori, preside, psicologhe, polizia postale.

La scuola è un posto dove a parer mio ci si sa muovere. Nulla viene banalizzato, né preso alla leggera, e neppure demonizzato. Per la mia esperienza tutto viene gestito con ordine e con apprezzabile professionalità. I ragazzi (bambini) si nascondono dietro a un muro di omertà che sembra non voler occultare niente, se non il loro vuoto emotivo.”

La scuola è un posto dove a parer mio ci si sa muovere. Nulla viene banalizzato, né preso alla leggera, e neppure demonizzato. Per la mia esperienza tutto viene gestito con ordine e con apprezzabile professionalità. I ragazzi (bambini) si nascondono dietro a un muro di omertà che sembra non voler occultare niente, se non il loro vuoto emotivo.”

– Paola Reggiani

In una barchetta di carta

Ecco, io mi occupo più del vuoto che del muro, mi occupo di riempire il vuoto ogni giorno, ancora di più, ancora di più. Navigo controcorrente con tanti bambini su una barchetta di carta, sapendo che fuori da scuola saliranno sul comodo panfilo dei social, che scorre placido, inesorabile fino al mattino dopo.

Ma fa niente, io ho la mia barchetta e ogni mattina cerco di renderla più attraente, perché non basta dire guardate com’è bella la natura, bisogna rotolarsi nei prati per primi così ti seguono tutti. E non serve parlare del senso della vita o dell’innocenza, bisogna trovare il modo di condurli in un luogo dove possano sentirla sulla pelle. Come avviene quando facciamo gli esercizi di teatro, dove P. e G. sentono il loro corpo, il loro imbarazzo, il loro imberbe desiderio.

Nei loro video le ipersessuate P. e G. non provano nulla. Non sono loro. Io non so aggiustare gli scollamenti, né capire come sono avvenuti. Io sono un’insegnante boomer che si commuove quando capisce che sulla barchetta i bambini ci stanno un gran bene.

“io non so aggiustare gli scollamenti, né capire come sono avvenuti. Io sono un’insegnante boomer che si commuove quando capisce che sulla barchetta i bambini ci stanno un gran bene.”

– Paola Reggiani