
di Chiara Bosna, B.Liver
La B.Liver Chiara ci pone davanti al problema della distribuzione di un farmaco salvavita che, improvvisamente, senza avvertire pazienti e medici competenti, viene scambiato con un farmaco generico. Una cosa che sembrerebbe essere di poco conto, se non fosse correlata da tutta una serie di problematiche difficilmente risolvibili.
È sempre bello quando la magica ASL fa un bando per la fornitura farmaceutica e chi lo vince ha il farmaco generico e tu ti ritrovi da un giorno all’altro con questo cambiamento.
Grazie ad alcuni problemi avuti in precedenza con l’ASL ho il «privilegio» di contattare direttamente la loro farmacia del territorio. Per cui un bel giorno chiedo la solita fornitura del farmaco, che devo auto somministrarmi cinque volte a settimana (quindi ho bisogno di una notevole quantità), e mi dicono che con la nuova partita si passerà dall’originale al generico.
“un bel giorno chiedo la solita fornitura del farmaco, che devo auto somministrarmi cinque volte a settimana (quindi ho bisogno di una notevole quantità), e mi dicono che con la nuova partita si passerà dall’originale al generico.”
– Chiara Bosna
Non sono un medico, quindi me lo sono fatto spiegare: hanno lo stesso principio attivo, tuttavia gli eccipienti possono cambiare, per questo poi potrebbe non avere la stessa efficacia o addirittura dare effetti collaterali al paziente.
Effetti collaterali che però si vedranno con il tempo. Come spiegazione di questo cambiamento viene detto che il brevetto è scaduto. Cosa significa? Significa che altre case farmaceutiche possono produrre e commercializzare il farmaco come equivalente, facendolo pagare meno. Quindi il nuovo fornitore procurerà il generico a costi inferiori. I pazienti vengono informati praticamente a cose fatte. Neanche i medici lo sanno.
“I pazienti vengono informati praticamente a cose fatte. Neanche i medici lo sanno.”
– Chiara Bosna
Per tornare all’originale, il medico specialista deve comunicare per iscritto l’infungibilità del «nuovo» farmaco, in questo modo l’ASL è obbligata a fornire l’originale. Per il momento, nel mio caso, in accordo con la mia dottoressa, provo il generico. Ma c’è un problema: prima all’interno delle confezioni c’era l’acqua per soluzioni iniettabili, indispensabile per il tipo di farmaco che prendo, dato che è una polverina che deve essere miscelata. Ora non c’è.
Quindi cosa faccio? La compro in farmacia. È una cosa normale dato che serve per la somministrazione del farmaco che non può essere somministrato senza quell’acqua? No, perché è praticamente considerata un tutt’uno, vanno a braccetto.
Come è possibile prendere il farmaco se non c’è il materiale per la somministrazione, come ad esempio aghi, siringhe e filtri?
Sì, i problemi avuti in precedenza sono questi. Siamo arrivati anche al punto di non avere quel materiale o di ricevere quantità diverse per ognuno. Anche in questo caso la fornitura va a braccetto. Se mi arrivano cinquanta aghi, cento siringhe e quaranta filtri potrò fare la terapia solo per quaranta giorni, dato che serve uno di ognuno al giorno. Ma questa è un’altra storia.
Ritornando a noi, mi chiedo con quale criterio vengano prese queste decisioni su farmaci salvavita, senza neanche informare i medici che vengono a saperlo dai pazienti. E sono questi ultimi a fare da tramite per trovare una soluzione. Come si è risolta la storia dell’acqua? La dottoressa ha dovuto inserirla nel piano terapeutico annuale come un farmaco, che poi la farmacia dell’ASL mi fa avere insieme al resto.
“mi chiedo con quale criterio vengano prese queste decisioni su farmaci salvavita, senza neanche informare i medici che vengono a saperlo dai pazienti. E sono questi ultimi a fare da tramite per trovare una soluzione”
– Chiara Bosna