Il valore del dono è la nostra libertà

Il valore del dono è la nostra libertà
"Il valore del dono è la nostra libertà". Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale DALL·E 2

di Stefano Perego, B.Liver

Cosa spinge gli uomini a donare? Cosa spinge chi riceve a contraccambiare?

Sono questioni banali all’apparenza, che però nascondono una forza incredibile.

Se noi pensiamo che uno dona mentre l’altro riceve e ricambia, viene quasi da chiedersi dove stia la differenza rispetto a uno scambio commerciale. Uno offre mentre l’altro riceve e paga.

La differenza, abissale, sta nella libertà, la libertà di ricambiare o meno, libertà del tempo in cui ricambiare, libertà nel modo in cui lo si fa.

Il valore del dono sta nell’assenza di garanzie da parte del donatore.

Il valore del contro-dono sta nella libertà: più l’altro è libero, più il suo gesto avrà valore, perché non sarà dettato dall’obbligo, ma dalla sua volontà di prolungare nel tempo quel rapporto avviato con il dono.

“Il valore del contro-dono sta nella libertà: più l’altro è libero, più il suo gesto avrà valore, perché non sarà dettato dall’obbligo, ma dalla sua volontà di prolungare nel tempo quel rapporto avviato con il dono.”

Stefano Perego

Il dono è un promotore di relazioni, donare per circondarsi di persone… riformulando la domanda: che cosa spinge gli uomini a donare?

Ciò che apre la strada al dono è la volontà di instaurare rapporti sociali, perché l’uomo non si accontenta di vivere nella società e di riprodurla come gli altri animali sociali, per vivere deve proprio crearla.

Il dono ricopre un ruolo di elemento fondamentale all’interno della società, donare è importante ma perché?

Per instaurare relazioni.

Affinché la società funzioni bene, ciascuno deve egoisticamente perseguire il proprio interesse, tant’è vero che nella società moderna si tende talvolta a considerare il dono come un’ipocrisia.

Ma è davvero così?

Noi i doni ce li scambiamo a Natale o in occasioni stabilite, come in occasioni o eventi particolari, noi uomini consideriamo anormale fare regali senza un motivo particolare.

Quando decidiamo di fare un regalo a qualcuno, scegliamo qualcosa che ci fa piacere regalare, ma al contempo teniamo conto dei gusti della personalità di chi lo riceve: in quel dono ci sarà qualcosa di noi e qualcosa di chi lo riceverà, in fondo ci rispecchiamo negli oggetti che sono ricettacoli di identità.

“in quel dono ci sarà qualcosa di noi e qualcosa di chi lo riceverà, in fondo ci rispecchiamo negli oggetti che sono ricettacoli di identità.”

Stefano Perego

Soffermiamoci sulla parola «gratuità»: è l’azione che pratica l’arte di trattare con rispetto il bisogno percepito nell’altro. Gratuità verso l’altro, donarsi, è il concetto che vorrei affrontare, credo che il dono non sia solo materiale, come il regalo di Natale o in denaro, cadendo in un concetto di dono più che umano direi capitalista, ma dai piccoli gesti come essere presenti per qualcuno, o fare un regalo al primo che passa, o aiutare un senza tetto donandogli del cibo e fargli compagnia regalandogli un sorriso.

Ormai sto toccando con mano il concetto di donarsi agli altri che può essere tradotto come prendersi cura di qualcuno senza chiedere qualcosa in cambio, come donare la parola, rimandare qualcosa. Far notare a qualcuno un comportamento che non va può essere, secondo me, interpretato come un dono, un aiutarsi a vicenda, la definirei reciprocità umana.

Ma credo anche che uno possa donare qualcosa a sé stesso dopo che ha ricevuto una grande possibilità di cambiamento da qualcun altro, come nel mio caso: da 6 mesi vivo in una comunità chiamata La Mammoletta, sede elbana di Fondazione Exodus, che ho scoperto grazie a una sorella preoccupata per il mio futuro e per me.

Lei vedeva la strada tortuosa che stavo per intraprendere e me ne ha donata una migliore. Facendo questa scelta mi sono donato l’opportunità di cambiare e di emergere come sono veramente, riscoprendomi a piccoli passi, intraprendendo questo percorso che non so dove mi porterà, ma che mi sta regalando momenti indelebili.

La Mammoletta è la «sede del mare» della Fondazione Exodus di Don Mazzi. Fondata nel 1990 da Marta del Bono e Stanislao Pecchioli sull'Isola d'Elba, offre percorsi educativi di accoglienza, reinserimento e prevenzione per adolescenti e giovani adulti con problemi di dipendenza e altri disagi sociali, familiari e psicologici.

La collaborazione tra la Mammoletta e Il Bullone nasce nel 2020 con l’obiettivo di far incontrare le comunità di riferimento per mettere al centro il dialogo, le riflessioni, le esperienze condivise di giovani che stanno attraversando, ciascuno a suo modo, periodi complicati e delicati, ma che non smettono di credere nella possibilità dell’oltre e dell’altro.