Boomers VS Millennials: insieme è meglio

di Cristiano Salvatore Misasi, B.Liver

L’altro giorno sono passato di fianco a un ponte ferroviario costruito nel ventennio fascista, era ormai chiaramente in disuso, ma in buono stato; poco più in là altri due ponti totalmente in ferro avevano preso il suo posto.

Riflettendo sotto quelle opere ingegneristiche, sono arrivato alla conclusione che per costruire un futuro solido si deve prima guardare con minuziosità al passato. Il tempo è ciò che giudica cose e persone, nulla si crea dal nulla, ognuno di noi vive serenamente grazie all’esperienza che i nostri avi ci hanno tramandato. La storia non è altro che un ripetersi delle stesse vicende, a mutare sono solo i protagonisti e le date in cui avvengono.

Sono sempre stato attratto dalle persone diversamente giovani, forse perché ho vissuto per molti anni in casa con i nonni, da loro ho appreso come pormi nei confronti delle persone più grandi. Crescendo troppo in fretta, cercavo interlocutori in grado di comprendere i pensieri che formulavo, alcuni dei miei amici più cari, non a caso, sono settantenni.

Vittorio è stato uno dei primi a credere in me: all’età di otto anni mi mise in sella a cavalli che all’epoca mi apparivano colossali e la mia autostima saltò in alto come gli ostacoli che erano in grado di affrontare quei nobili animali.

Con l’adolescenza quando il mio carattere iniziava ad essere impulsivo, anche se eravamo lontani, lui mi stava vicino telefonicamente, e mi guidava per percorrere le strade più giuste.

“Confronto generazionale”. Illustrazione realizzata per Il Bullone da Anna Belotti, Scuola del Fumetto, Milano

Penso che l’irascibilità di un giovane possa essere placata solo dalla saggezza di un anziano, e la voglia di vivere di un anziano possa essere alimentata solo dall’inconsapevolezza di un giovane.

Da qualche giorno ho perso un mio grande amico che con affetto chiamavo Mastro Giuseppe, proprio perché per me era un maestro. Aveva 91 anni, quando ci incontravamo scherzavamo e ridevamo a crepapelle come due coetanei, forse perché io con le mie cicatrici sapevo apparire un po’ più vecchio e lui con la sua intelligenza un po’ più giovane.

Avevamo molte passioni in comune e a volte stavamo al telefono anche per ore. Ho rubato i suoi racconti e li ho fatti un po’ miei, io che avrei voluto nascere in un’epoca dove contavano i valori, stando in sua compagnia ho avuto modo di viverli indirettamente e di apprendere parte del suo sapere.

Avere certe amicizie è bellissimo, ma bisogna accettare la probabilità che partano prima di noi, il paradosso è che le persone di una certa età hanno tanto tempo da dedicarci, tante conoscenze da donare, tanti ricordi da condividere e la vita appesa a un filo. Chi è giovane condivide il giusto perché teme la competizione, invece trascorrendo molti momenti con i saggi, mi sono reso conto che regalano molto in cambio di poco, perché hanno paura che il loro vissuto, il loro sapere possa finire insieme a loro nell’oblio.

Un giorno anche noi diverremo come quel vecchio ponte, su di noi non passeranno più i treni, ma il nostro compito sarà ancora più arduo, dovremo stare in piedi nonostante tutto, a dare l’esempio per i ponti di ferro. Penso che ci dovrebbe essere un maggior confronto generazionale, perché in ogni vecchio c’è un ragazzo passato e in ogni ragazzo c’è un vecchio futuro.