Io e Terzani, i nostri luoghi dell’anima

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Angela Terzani Staude nasce a Firenze in una famiglia tedesca colta e cosmopolita. Ad appena 18 anni incontra Tiziano Terzani. Il suo ultimo libro si intitola "L’età dell’entusiasmo".
Per la rubrica I luoghi dell'anima, Angela Terzani Staude ci indica il posto della pace e del cuore. Da un paese in Germania, al confine con la Danimarca, fino a Orsigna, in Toscana.

di Cinzia Farina, B.Liver

Angela mi racconta dov’era nell’infanzia il suo luogo dell’anima?
«Quando avevo quattro anni vivevo in un podere a Firenze con la mia famiglia, ma dopo tante peripezie abbiamo dovuto fare ritorno nel nord della Germania, perché c’era la guerra. Ci siamo stabiliti vicino al confine con la Danimarca, dove c’erano grandi distese di grano e bestiame, in una casa di contadini nazisti e molto cattivi. Dormivamo in sei in una stanza.

Lì ho vissuto la vita del piccolo villaggio, con un’unica strada che l’attraversava. Ho visto i nidi delle cicogne sui tetti e al di là dei campi, passavano spesso i contadini con i loro carri e transitavano anche degli strani personaggi che facevano paura. Alla fine per fortuna arrivarono gli Americani a liberare l’Europa dai nazifascisti.

In quella piccola strada del villaggio si svolgeva tutto. Avevo un’amica contadina, il suo babbo era andato in guerra e con lei ho partecipato alla vita vera dei contadini. Si portava la mucca al pascolo, si festeggiavano le ricorrenze con balli, ghirlande, fisarmoniche. Ho cominciato a “vivere” proprio in quel piccolo borgo. Dai 4 ai 6 anni quello è stato un inizio fantastico.

D’inverno cadeva tantissima neve e giocavamo felici tuffandoci dentro. Eravamo poveri, senza notizie degli uomini partiti per la guerra, ma, non so perché, in quel momento mi sembra quasi di essere stata in Paradiso. Ecco quello è stato il mio primo luogo dell’anima».

Cos’ha avvertito la sua anima quando ha incontrato Tiziano Terzani?
«La prima volta che l’ho visto ero a casa di una mia amica, a un tratto qualcuno suonò il campanello. Entrò un bellissimo ragazzo molto alto ed elegante. Ho avvertito all’istante che era diverso da tutti i miei coetanei, si intravedeva nel suo sguardo che era alla ricerca determinata di una “meta speciale”.

Non aveva il modo di fare di noi giovani, che ci si voleva divertire, fare le vacanze, ballare nel fine settimana. Lui cercava una meta lontana, parlava di voler vivere di notte e dormire di giorno. Mi sembrava una specie di sfida interessantissima, ho pensato che fosse un tipo fantastico, ma per me era come un sogno e dovevo tornare alla realtà della mia vita.

Invece, dopo qualche mese, Tiziano mi ha cercata, aveva visto in me una “diversa” un po’ come lui, aveva l’impressione che ci conoscessimo da molti anni. Forse le nostre anime si sono riconosciute».

“[…] Tiziano mi ha cercata, aveva visto in me una “diversa” un po’ come lui […]. Forse le nostre anime si sono riconosciute“.

Angela Terzani Staude

Nell’ultimo libro che lei ha scritto, L’età dell’entusiasmo, racconta che Tiziano era alla ricerca di una via d’uscita, di salvezza, la trovava sempre?
«Lui la trovava sempre, ci si metteva veramente d’impegno. La prima volta è stata l’“uscita” dalla miseria: suo padre era operaio, vivevano una vita di ristrettezze economiche senza quasi giornate di festa. Non dimenticherò mai il suo racconto di quelle rare feste in cui i genitori lo portavano nella piazza centrale di Firenze a vedere mangiare il gelato. C’era in lui il bisogno di rompere una volta per tutte quell’inaccessibilità a tutto, alla cultura, allo studio, a ciò che poteva condurlo nel mondo.

Fin da piccolo è sempre stato molto bravo a scuola e, su consiglio dei maestri, i genitori lo fecero studiare con grandissimi sacrifici. Finita la maturità lo voleva assumere la Banca Toscana, ma per Tiziano sarebbe stata la fine dei sogni, allora studiò tantissimo e fu preso alla Normale di Pisa con una borsa di studio.

Strada facendo la via d’uscita se la inventava sempre, ma non ha mai avuto l’aria di un topo di biblioteca che studiava stremato per arrivare, era felice, la vita gli piaceva tantissimo. Non ho mai visto nessun altro apprezzarla così, ma nello stesso tempo aveva chiaro il senso della morte, che questa vita dura solo qualche decennio, sette, otto, e che ogni minuto andava veramente vissuto consapevolmente. Questa sua drammatica nota positiva gli dava un’intensità, che poi la gente lo aiutava. Era “ispirante” e lo è rimasto fino alla fine.»

“la vita gli piaceva tantissimo. Non ho mai visto nessun altro apprezzarla così”.

Angela Terzani Staude

In un passaggio del libro lei scrive: «Sono convinta che quando lui troverà la sua strada io troverò la mia». Sembra l’immagine di due anime e uno stesso percorso, come si fa a guardare nella stessa direzione?
«Guardare nella stessa direzione per me fa parte della nostra natura personale; ad esempio, io provengo da una famiglia colta, mio padre pittore e mia madre architetto, non avevamo sogni finanziari di belle macchine o pellicce, c’era tanta voglia di leggere, di conoscere, di vedere.

Tiziano invece ce l’aveva innata, una spinta dovuta forse dalla lunga mancanza di possibilità della sua famiglia. Le apparenze per lui non sono mai state la “meta”, ma come per me, la voglia di conoscere altre civiltà, altri popoli, altre vite. Curiosità, capire e riuscire a comunicare con la stessa intensità agli altri, ai lettori quello che vedeva. In comune avevamo il non avere bisogno di ricchezze. Lui voleva tornare a Orsigna, un paesino sull’Appennino Tosco-Emiliano dove aveva fatto le vacanze da piccolo. Quello era il nostro vero luogo dell’anima dove ogni tanto ci rifugiavamo con i bambini».

Angela, lei riporta questa frase di Tiziano: «Non voglio più vivere così, il tempo mi è passato in un soffio. Ho immiserito la mia e anche la tua vita»…
«Lui non voleva più vivere facendo il funzionario dell’Olivetti, sentiva l’esigenza vitale di scrivere con quelle macchine, non di venderle.

Finalmente a trent’anni ci è riuscito. Siamo andati in Asia e questo continente di grandissime civiltà, che emanava un fascino enorme, soprattutto in Oriente, ha appagato il nostro desiderio di conoscere, di scoprire nuovi modi di vivere. Lui ha trovato la sua meta, il lavoro che aveva sempre voluto fare, il giornalista.

Ai tempi la grande domanda per Tiziano era come trasformare le nostre antiche civiltà in civiltà moderne senza distruggere tutto il vecchio. Come l’Europa dopotutto, è riuscita a fare; l’Asia invece, ci ha provato con regimi totalitari come il comunismo.

Tiziano pensava fosse la risposta giusta, ma non lo era e ha continuato a cercarla senza trovarla. Purtroppo siamo tutti occupati a riempire ogni spazio vuoto di cemento, a distruggere il vecchio e a seppellire lontano i valori dei nostri antenati. Questo gli è molto dispiaciuto, e ne ha parlato nei suoi libri».

"Lui non voleva più vivere facendo il funzionario dell'Olivetti, sentiva l'esigenza vitale di scrivere con quelle macchine, non di venderle."
“Lui non voleva più vivere facendo il funzionario dell’Olivetti, sentiva l’esigenza vitale di scrivere con quelle macchine, non di venderle.” Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale DALL·E 2

Ci sono stati momenti nei quali la sua anima, Angela, ha perso un po’ la direzione?
«Sì, quando siamo andati a vivere nella Cina comunista, ad esempio, mi sono sentita completamente sola, tutto nuovo, la vita e il semplice quotidiano erano complicati.

Mio marito andava in giro a intervistare, a conoscere, e io non potevo lavorare non conoscendo la lingua, sono stati momenti difficili. Ogni inizio in un Paese sconosciuto lo è stato. Ho trovato però la mia soddisfazione personale nello scrivere regolarmente un diario, da cui poi è nato il mio libro.

Per la gente ero una che non faceva niente, solo la moglie di un bravo giornalista. Il periodo coincideva con i movimenti della liberazione della donna, del femminismo, non era facile, io apparivo agli occhi delle altre donne come in una posizione inferiore. Per Tiziano se io lavorassi o no non rappresentava un problema, erano altri i nostri tipi di intesa. Io sono una persona ottimista di natura e non mi deprimo facilmente per i giudizi degli altri. Scrivere il diario mi ha aiutato a ritrovarmi quando mi sentivo un po’ persa».

Oggi qual è il suo luogo dell’anima?
«Non è facile da dire, io sono tedesca, ma sono nata a Firenze perché mio padre aveva scelto questa città come luogo della sua anima.

Firenze non è un luogo qualunque, mi sono affezionata all’umorismo dei fiorentini, agli ulivi, alla bellezza della città, tutto questo mi è molto familiare. Per cui è diventata il mio rifugio, con tutti i ricordi, le valige, i libri della nostra vita, Buddha, gli oggetti delle civiltà che abbiamo avuto il piacere di conoscere.

Non vedo spesso molta gente, il posto scelto dalla mia anima è questa casa, qui mi sento nel posto giusto».

Che cosa potrebbe consigliare ai giovani che stanno cercando la loro direzione e magari si perdono alle prime difficoltà?
«Prima di tutto posso dire come abbiamo fatto noi. Tiziano cercava sé stesso, la sua identità, io no, io avevo solo 18 anni, studiavo e volevo come tanti miei coetanei vedere cosa c’era nella vita. Invece lui aveva già un progetto e mi ha coinvolta.

Il suo scoprire cosa fare nella vita, ma non partire da solo, perché era sicuro che da solo non ce l’avrebbe fatta, avvertiva il bisogno di una persona, di un alleato, una compagna di vita. Trovare qualcuno disposto a compiere un’avventura simile, a condividere un’esplorazione, sicuramente aiuta.

La solitudine è pesante, quando uno si trova magari all’estero ed è solo in una stanza, in due è più facile. All’inizio ero io a lavorare con le ripetizioni e a guadagnare i soldi, così Tiziano ha potuto studiare.

Molti giovani mi dicono che non riescono a trovare qualcuno con cui iniziare il viaggio, perché hanno “mete” diverse. Se una persona non ha ancora un’idea precisa, può partire con un amico e andare dove hanno bisogno, ci sono tante Onlus nel mondo. Cominciare a vedere cosa ci stimola, a volte non lo sappiamo ancora.

Un altro consiglio è di imparare bene le lingue, soprattutto l’inglese, e informarsi sempre, avere fame di sapere, non aspettare che suonino il campanello. All’inizio bisogna presentarsi, bussare, essere bravi e coraggiosi.

Oggi purtroppo non vedo questo impegno, che per noi era determinante, noi non venivamo mantenuti dalle nostre famiglie. Anche i miei figli sanno che a casa trovano i beni materiali che cercano, ma non è sano riempire i figli di soldi. L’anima ha bisogno di una certa autonomia per trovare il posto giusto».

“L’anima ha bisogno di una certa autonomia per trovare il posto giusto”.

Angela Terzani Staude