Federica e il Coraggio: scegliere ogni giorno

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Interviste rovesciate: i maestri interrogano i B.Liver. In questa intervista rovesciata le domande del pediatra oncologo Momcilo Jankovic a Federica, B.Liver.

di Momcilo Jankovic

Federica, chi sei?
«Ho 24 anni e vivo a Capo d’Orlando. Sono laureata in lettere classiche alla Sapienza, con due Erasmus, master alla Cattolica di Milano in International screenwriting and production, e dopo sono rientrata a casa, in Sicilia. Al momento non ho un’occupazione a lungo termine. Ho collaborato per una casa di produzione; ho fatto parte della giuria del Bobbio Film Festival e del Festival Città e Impresa di Bergamo. Da ottobre svolgo un tirocinio presso una tv locale e sono stata a Bologna per ritirare un premio di poesia del concorso Bologna in lettere».

Quanto hanno contribuito alla tua formazione i periodi fuori casa? Hanno pesato, o giovato?
«Da un bilancio generale, credo abbiano più giovato. Sono state delle sfide, anche perché sono capitati in periodi un po’ critici. Il primo erasmus l’ho fatto al secondo anno di università, a Madrid. Soffrivo di anoressia nevosa, convincere mia madre – e me stessa – che era opportuno che io partissi da sola, non è stato facile. Ma alla fine quest’esperienza è stata il primo punto di svolta nel mio percorso di guarigione.

Ero sola, non c’era nessuno che controllava se e quanto mangiavo: era la prima volta in cui ero l’unica responsabile di me stessa. E ho deciso di prendermi cura di me, da qui ho iniziato a riprendere peso e a uscire dal tunnel dell’anoressia. Un anno dopo parto ancora
per l’Erasmus: Amsterdam. È il 2020, scoppia la pandemia. Chiude l’Università e la palestra. Quello che facevo lo dovevo fare per uno stimolo che veniva esclusivamente da me. Questo mi pesava, avevo paura di non avere sufficiente forza. In realtà è andata abbastanza bene, avevo tanta energia, quando ripenso a quel periodo, quasi non riesco a riconoscermi. Sì sono state due esperienze positive».

Apprezzo molto il tuo coraggio di osare, è importante. L’ho imparato dai bambini che ho curato. Osavano, non trasgredendo le regole, ma impegnandosi o cercando di valorizzare una scelta. Tu hai fatto scelte difficili e hai avuto ragione. Anche davanti a un rischio così grosso. Sei uscita da un tunnel che poteva essere pericoloso. Questo è il tuo merito, il motore per andare avanti. Cosa ti prospetti per il futuro?
«È una domanda difficile. Sono in un periodo complicato, in cui ho difficoltà a percepire quello che voglio o non voglio fare. Mi manca una prospettiva, non sento di avere una direzione, e questo mi fa paura. Quello che mi è sempre piaciuto fare è scrivere. È sempre stato il mio faro. Recentemente ho scritto un libriccino per ragazzi, ho partecipato a due concorsi, ma non hanno avuto esito positivo. Questo mi ha buttato un po’ giù. Anche non potermi spostare dal mio paese in questo momento, qui ci sono poche opportunità per quello che
ho studiato. Non riesco a guardare oltre, ma neanche a stare nel qui e ora, perché spesso l’ansia mi blocca».

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“Quello che mi è sempre piaciuto fare è scrivere. È sempre stato il mio faro.” Immagine generata con sistema di intelligenza artificiale DALL·E 2

Quando ho scelto di fare il medico, ho scelto l’area, come tu hai scelto la scrittura. Poi piano piano, ho affinato la strada verso cui indirizzarmi. È un divenire. Tu hai idee e preparazione per indirizzare il tuo interesse, indipendentemente da ciò che ti dicono gli altri. La scelta finale è tua. Sei figlia unica?
«Ho una sorella minore di due anni. Siamo cresciute insieme, per quanto in realtà non abbia preso benissimo il suo arrivo…».

È una questione di leadership naturale. Noi siamo cinque fratelli, io sono il secondo. Ma la complicità al di là dei litigi è preziosa. Anche per voi è così?
«Preziosa lo è adesso. Abbiamo raggiunto questa confidenza facendo maturare il nostro rapporto. Quando ho iniziato a soffrire di anoressia, abbiamo preso le distanze. Era come se avessi perso la sua stima, la sua considerazione. Poi abbiamo iniziato a parlarne, all’inizio era un tabù. Abbiamo due caratteri diversi e nel tempo abbiamo imparato a capire come volerci bene. Io a volte ho ancora qualche difficoltà, tendo ad annullarmi in sua presenza. Ho paura del conflitto, ci sto lavorando».

Oggi fai parte anche del Bullone…
«Sì, da un anno circa. Sono entrata in contatto con loro tramite un’amica, anche lei affetta da anoressia. Da lì è iniziato qualcosa di nuovo, ho sempre avuto difficoltà a comunicare la malattia. In un contesto come quello del Bullone invece, ho avuto modo di conoscere persone con cui sento di poter essere me stessa. Mi dispiace solo non poter essere lì fisicamente».

La distanza non deve essere un limite, è una realtà e ci dobbiamo fare i conti. Consiglieresti l’esperienza al Bullone ad altri amici?
«Sì, assolutamente. Rappresenta un luogo sicuro, ma non una campana di vetro, tutt’altro. Il Bullone ti prende e ti mette nel mondo, però non sei solo, hai alle spalle tante persone con le loro difficoltà. Ti dà un senso di appartenenza a qualcosa di bello».

Sento che stai facendo un percorso con l’umiltà che porta a osare e scegliere. Hai una relazione?
«Sto con un ragazzo da un anno. Anche la relazione è stata, ed è, una grande sfida, perché ho dovuto fare i conti con il fatto che una persona ha scelto di stare con me, di amare proprio me. Questo fa a pugni con la parte che mi ripete che non lo merito. Inoltre, uscita dal tunnel dell’anoressia, non riuscivo a recuperare la mia femminilità, ad accettare di essere donna. La relazione mette in campo anche l’aspetto più fisico dello stare insieme, ci sto ancora lavorando. Vorrei smettere di aver paura della vita. Oggi ho la consapevolezza che ci sono persone per le quali io sono importante».

Oggi ho la consapevolezza che ci sono persone per le quali io sono importante“.

Fede, riuscirai a lasciare da parte le tue paure. Hai avuto grande coraggio nel tuo percorso, anche ad affrontare una patologia estremamente difficile. Non avere fretta. Se metti insieme tutti gli ingredienti di questo tuo cammino, il futuro ti sorriderà senz’altro. Ti ringrazio di questa chiacchierata, e se posso esserti utile, ci sono volentieri.