Possesso ed esperienza con i ragazzi della Casa di Deborah

Una foto di gruppo che ritrae i B.Liver insieme ai ragazzi dell'Associazione Casa di Deborah
Una foto di gruppo che ritrae i B.Liver insieme ai ragazzi dell'Associazione Casa di Deborah

L’incontro tra i ragazzi del Bullone e i ragazzi dell’Associazione Casa di Deborah ha portato ad un grande momento di condivisione sui temi che generano conflitti.

di Maddalena Fiorentini

Sabato 21 maggio, noi ragazzi del Bullone abbiamo avuto la fortuna di conoscere dei ragazzi altrettanto speciali provenienti dall’associazione Casa di Deborah, che da Verona sono venuti a trovarci al C30 a Milano, con loro accompagnatori. Già durante le presentazioni iniziali si era formato un clima sereno e amichevole; Giovanna, una delle fondatrici, ci ha raccontato la storia della Onlus e le attività che fanno insieme ai loro ragazzi, tutte incentrate sull’incontro e sul sostegno reciproco.

La mattinata, poi, è proseguita con un tour improvvisato degli uffici del C30, tenuto da noi ragazzi del Bullone. Tra spiagge e ponti tibetani le conversazioni si sono amplificate e possiamo dire con orgoglio di aver conquistato i nostri amici veronesi. Dopo il pranzo insieme e una piccola pausa, prima di cadere nella pennica pomeridiana, ci siamo raccolti nell’agorà e abbiamo svolto un’attività guidata dalla nostra Marti.

L’incontro con Casa di Deborah

La richiesta era semplice: in uno spazio, diviso a metà dalla figura di Gianluca, un ragazzo veronese che gentilmente si è prestato per raffigurare idealmente il conflitto, c’erano due concetti, che raffiguravano due facce della stessa medaglia (la prima richiesta vedeva la scelta tra esperienza e possesso; la seconda tra sogno e progetto; infine, tra mondo digitale e mondo reale). Per partecipare bisognava posizionarsi nella metà dello spazio, dove ci si sentiva più rappresentati, ma non solo, bisognava anche riflettere sulla distanza che si desiderava prendere dalla linea di confine, e quindi dal conflitto.

Qualora la propria scelta fosse stata indiscussa, si poteva anche pensare di voltare le spalle al conflitto, non sentendolo minimamente proprio. Così facendo abbiamo potuto riflettere sulla nostra vita e assistere all’indecisione altrui. Finito il momento di attività pratica, Martina ha guidato una discussione aperta sulle tematiche affrontate in precedenza. Principalmente è emersa la difficoltà generale di misurare la propria vicinanza a un conflitto; molti lo abbracciavano, sentendosi molto coinvolti.

Il tema del conflitto

La prima tematica ha visto nascere diverse interpretazioni della domanda stessa. C’era chi vedeva il possesso come pura puramente materiale, e chi lo percepiva come un guadagno culturale; questo influiva drasticamente sulle opinioni condivise, ma nessuno ha giudicato chi ha confessato di aver bisogno anche di ritagliarsi un acquisto «capriccioso». Il conflitto tra sogno e progetto ha creato diversi rimpianti.

Dopo uno scambio di opinioni ed esperienze personali, alcuni ragazzi si sono pentiti di non aver scelto il sogno, in quando è esso stesso a dare la forza per costruire il proprio progetto. Infine, il dibattito tra mondo digitale e reale non è stato interpretato con il divario generazionale che ci si poteva aspettare, ma ha stimolato una conversazione aperta tra chi vedeva il digitale come un mezzo di evasione, di isolamento, e chi come passatempo. Il fattore tempo, comunque, è stato condiviso da entrambe le parti: l’esagerazione non è salutare.

Anche le voci più timide, però, alla fine, hanno ceduto e il dibattito si è concluso con un bellissimo momento di condivisione, che ha visto ciascuno tirare fuori il suo sogno. Dal fare la modella, all’acquistare una casa tutta propria, la maggioranza ha confidato di voler semplicemente essere felice e in pace con sé stesso: probabilmente il conflitto più difficile da superare.