Premio Montale: senso civico e bene comune a 360 gradi

Un premio è quando ti dicono: tu esisti. Ma se c’è di mezzo Eugenio Montale allora non esisti soltanto: sei, fai, dai, ricevi, ami.

di Ada Baldovin

Un premio è quando ti dicono: tu esisti. Ma se c’è di mezzo Eugenio Montale allora non esisti soltanto: sei, fai, dai, ricevi, ami. Tante cose messe insieme per riconoscere il nuovo significato del senso civico. Il senso civico dei B.Liver, i ragazzi del Bullone, è quello di occuparsi del bene comune a 360 gradi. Si può essere malati, anche gravi, e sentire il bisogno degli altri. Di stare con gli altri. 

«Da soli non si va da nessuna parte», dice spesso Papa Francesco. E noi siamo con lui. Siamo con Montale quando parla di decenza quotidiana. Il Premio? La cerimonia si è svolta nella sala del Grechetto della stupenda Biblioteca Sormani di Milano, con più di cento persone presenti. Gli onori di casa di Adriana Beverini, presidente dell’iniziativa con la PR manager Alice Lorgna, insieme ad Arnoldo Mosca Mondadori membro della direttivo. 

La motivazione? Fantastica: è stato scomodato per i B.Liver addirittura Italo Calvino: «L’inferno dei vincenti non è qualcosa che sarà: se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui; cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio».

«Nello scrivere la motivazione per la Sezione Milano e il Senso Civico del Premio Montale Fuori di Casa – ha detto Adriana Beverini – alla Fondazione Near Onlus e ai ragazzi del Bullone, il pensiero è andato immediatamente a questa frase di Calvino; scrittore ligure, che come Montale aveva ben poche speranze sull’umanità e sulla vita; e che, come il premio Nobel, ha perseguito la più difficile delle virtù umane: la decenza quotidiana».  Con questa espressione Montale voleva spiegare in cosa consista la capacità che certi uomini hanno di non lasciarsi annichilire dal male di vivere. Di saper riaffermare sempre, in ogni contesto, la propria dignità di essere umani. Oggi parleremmo di resilienza, noi abbiamo imparato da Montale a chiamarla decenza quotidiana

Montale e il Bullone

E durante la cerimonia, Bill Niada, fondatore della Near Onlus, ha espresso con chiarezza e commozione che cosa vuol dire e come si fa a risalire dopo la perdita di una figlia. Bill Niada con dentro il dolore più grande del mondo ha capito che doveva risalire; costruire un bene collettivo allargato, nel ricordo e nei desideri di sua figlia Clementina. 

L’intervento di Bill Niada è stato preceduto dalla musica meravigliosa del violinista Pietro Boscacci, accompagnato dal tablista indiano Arup Kanti Das, che ci ha fatto ascoltare il suono del Violino del Mare.  Così si chiama questo strumento musicale fatto con il legno dei barconi dei migranti, che  nasce dal progetto Metamorfosi, promosso dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, che consiste nel far creare ai detenuti della Casa di Reclusione Milano-Opera strumenti musicali utilizzando il legno delle barche dei profughi. Simboli e musica di un’inclusione non sempre facile da realizzare ma che ha trovato terreno fertile nella Sala del Grechetto.  «Quanto bene dentro queste mura oggi» ha commentato Arnoldo Mosca Mondadori. 

E a conferma di questo, anche la sorpresa di Don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus con cui Il Bullone collabora da tempo, che nel suo saluto afferma «Nell’autunno del giornalismo, ben venga la primavera del Bullone». E ancora, sul palco i protagonisti di questa avventura, il dibattito dei ragazzi del Bullone, nelle parole di tre di loro: Chiara Malinverno, Elisa Tomassoli, Edoardo Hensemberger, insieme Paolo Foschini, giornalista del Corriere della Sera e volontario al reparto della Nave di San Vittore, insieme al  volontario direttore responsabile del Bullone, Giancarlo Perego e alla coordinatrice editoriale del mensile, Sofia Segre Reinach.