Certo che al giorno d’oggi non c’è più rispetto per nessuno!, non c’è più religione!, che mondo!, sono slogan che sento ogni giorno…
di Chiara Bau
«Certo che al giorno d’oggi non c’è più rispetto per nessuno!», «non c’è più religione!», «che mondo!». Sono slogan che ho sentito spesso pronunciare. Mi infastidiscono i luoghi comuni! Come si può generalizzare così, se non ci è dato sapere come vive e cosa prova ogni singola persona? Che garanzie abbiamo di riuscire a rispettare pienamente gli altri individui? Ciò che mi sento di poter affermare con convinzione è che ai tempi dei nostri nonni c’era più rispetto per gli altri. Il loro segreto, secondo me, stava nel non dare per scontato cose, gesti e persone. La situazione di povertà con la quale si doveva convivere allenava la gente a godere maggiormente della propria vita; gustandone sia i bei momenti, sia le persone con cui si condividevano. Non è vero che il mondo di oggi è brutto, cattivo, schifoso e che non si rispetta più niente e nessuno.
Il punto è che il presente trascura i valori della buona convivenza reciproca a favore della carriera; dell’individualismo e dell’informazione negativa che la tv inculca nel cervello al 95 per cento degli spettatori. La genuinità e il rispetto verso l’altro esistono e resistono eccome, ma come possono emergere in mezzo a luoghi comuni pessimisti e alla negatività? Usare troppo il pessimismo di frasi preimpostate e controproducenti, porta a non considerare chi ha, da sempre, attribuito attenzione e importanza prioritarie a una convivenza interpersonale dignitosa e di qualità.
Il rispetto sta alle fondamenta di qualsiasi relazione, sia essa occasionale o duratura. La gente, presa com’è dagli impegni e dallo stress di una quotidianità frenetica, ne sminuisce la rilevanza; bisogna rendersi conto che se non c’è rispetto vicendevole non può esistere alcun rapporto umano che possa definirsi civile e stabile. Il dizionario definisce il rispetto come una delicata e spesso affettuosa attenzione che apprezza l’altra persona. È un sentimento-valore che, secondo me, si deve allenare mantenendo la mente aperta e valorizzando i pregi della persona, senza cedere a banali valutazioni superficiali.
Nessuno ha infallibili ricette per offrire un rispetto impeccabile all’altro. Considerando però che uno dei fattori di questo valore è il non recare offesa, una buona mossa potrebbe essere quella di trattare gli altri come vorremmo essere trattati noi stessi. Il rispetto, poi, va concretamente dimostrato usando gesti e parole gentili. L’ascolto attento, la cortesia nei modi e il silenzio sono le pedine attraverso le quali una persona può sentirsi rispettata e non violata nel suo spazio privato. Il silenzio è molto importante per mantenere una buona relazione. Fabrizio Moro nella sua canzone Pensa dice: «Pensa, prima di sparare pensa. Prima di dire e di giudicare prova a pensare che puoi decidere tu. Resta un attimo soltanto, un attimo di più con la testa fra le mani».
Eh sì, per rispettare gli altri dobbiamo pensare a quello che diciamo, nove volte su dieci la lingua fa più male di un pugno. Personalmente amo comportarmi con gli altri come mi piacerebbe che loro si comportassero con me; per verificare la qualità delle mie azioni, mi domando spesso: se qualcuno facesse con te quello che oggi tu hai fatto con lui, ti piacerebbe? Essendo cristiana, è proprio Gesù nel Vangelo a dirmi di amare il mio prossimo come me stessa. Documentandomi per scrivere questo articolo ho scoperto che «fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te» è «la regola d’oro della reciprocità».
Oltre al Vangelo cristiano, si esprimono così anche tutti i libri Sacri delle principali religioni, la filosofia e i testi sapienziali di molte culture. Come tutti i valori e i sentimenti che nutrono una convivenza di qualità, il rispetto vicendevole è un atto di reciproco amore. Tutto ciò che riguarda noi stessi e gli altri deve reggersi sull’amore. Il brano Esseri umani di Marco Mengoni ci invita a guardare agli altri con generoso rispetto; voglio concludere con le sue parole: «Che splendore che sei nella tua fragilità, ti ricordo che non siamo soli a combattere in questa realtà. Credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani».