La pazienza è una virtù che ci può aiutatare a cambiare il mondo di oggi, troppo veloce e poco comunicativo. Sostituiamo la fretta con la curiosità
di Sofia Marino
La pazienza della formica che raccoglie chicco per chicco le scorte per l’inverno, o dell’uccellino che impasta rami e fango e ne fa un nido nel quale deporrà le sue uova.
Guardare al futuro, con calma, senza foga. La pazienza è da sempre la virtù del cristiano, del buddista, del saggio. Paziente è il contadino che fatica per rivoltare la terra dura, pianta i semi e attende che germoglino, separa il superfluo dal vitale e aspetta. Paziente è il pescatore che getta le reti, mosso da una silenziosa speranza che qualcosa prima o poi possa arrivare, qualcosa puntualmente arriva.
Cosa ci succede, abbiamo dimenticato la pazienza? O forse abbiamo scelto una vita che non lascia spazio a sufficienza? Siamo come persi nel traffico di punta, ottimi imprecatori del lunedì mattina, abili a tirar fuori la voce, impulsivi e irruenti, ma abbiamo tutti bisogno di pace. Pazienza ha un duplice significato: saper affrontare situazioni ostili con sopportazione, patire senza mollare la presa, aspettare il risvolto della storia con fede, fiducia; oppure il bisogno di prendersi del tempo per analizzare ogni situazione, prima di incanalare tutto ciò che abbiamo di negativo in azioni violente, saper vedere oltre e lottare per raggiungere un obiettivo nonostante le difficoltà.

La pazienza è sopportare la fatica
La pazienza è una virtù, un dono, una risorsa, ci consente un’apertura maggiore su tutti gli orizzonti che la vita ci offre, la pratichiamo perché ci rendiamo conto di quanto sia controproducente chiudere porte, innalzare muri e confinarci nei nostri istinti rabbiosi e intolleranti.
La pazienza deriva forse dall’aspettativa, più lungo è il progetto, più lontano ci porta lo sguardo, più siamo disposti a camminare sopportando la fatica. L’esigenza di avere tutto e subito è certamente controproducente, la fretta di cercare ciò che desideriamo, di trovare ai nostri piedi tutto ciò di cui abbiamo bisogno, ci porta a scartare ciò che ci sembra incompleto, urticante e non adatto, finiamo per perdere il senso della bellezza delle cose imperfette e la gioia di un traguardo sudato.
Ma come può la società del cibo precotto, della consegna rapida e della comunicazione veloce insegnarci la pazienza?

La pazienza nelle relazioni
Eppure ci piace tanto guardare quei paesaggi rocciosi consumati dal vento, quante belle forme ha creato il tempo per noi, «la goccia scava la pietra», diceva Lucrezio, e non c’è niente di più vero.
Ma perché è necessario rifondare le relazioni attraverso la pazienza? Pazienza come ascolto, rispetto intimo del tempo d’ognuno, della storia, del percorso scelto e delle difficoltà incontrate.
Avere pazienza negli incontri significa viversi gli scambi con l’interesse di approfondire, con la voglia di concedere tempo all’altro. Nella vita non siamo bacheche con le nostre foto migliori, per scoprire la verità occorre andare a fondo, starsi vicini e ascoltare. A volte ci vuole tempo per incontrarsi davvero, per superare l’insofferenza o l’incompatibilità, ma se non ce lo concediamo come potremmo scoprire cosa ci aspetta al di la?
Sostituire la fretta con la curiosità, con la voglia di mettersi alla prova, con l’entusiasmo e la tenacia. A volte agire nostro malgrado, altre aspettare nonostante la foga.
Come possiamo desiderare un mondo migliore, se non siamo neanche disposti a sederci per comunicarci qualcosa di vero, che superi le apparenze e le impressioni? Come possiamo sperare in qualcosa di diverso se non abbiamo fiducia nel cambiamento dell’altro, se non abbiamo la pazienza di credere che prima o poi un punto d’incontro si possa trovare?
«Che bisogna fare?», domandò il piccolo principe.
«Bisogna essere molto pazienti», rispose la volpe.