Fiorenza Sarzanini, i DCA, una strage silenziosa

Fiocco lilla
Fiocco lilla

Fiorenza Sarzanini, giornalista e vicedirettrice del Corriere della Sera, nel suo libro Affamati d’amore, mi racconta di quando…

di Elisa Tommasoli

«La perfezione non esiste, ma la ricerca della perfezione sì, e può diventare una condanna. Ti guardi ma non vedi davvero com’è il tuo corpo. Vuoi cambiarlo per far capire agli altri quello che non riesci a dire: sto male. E alla fine il corpo parla, dice quello che la mente non vuole ammettere: ho bisogno di aiuto. Io so come ci si sente. A me è successo quando avevo ventitré anni». Queste sono le parole di Fiorenza Sarzanini, giornalista e vicedirettrice del Corriere della Sera, nel suo libro Affamati d’amore. Fiorenza Sarzanini mi racconta di quando, ammalatasi, i Disturbi del Comportamento Alimentare venivano percepiti come un capriccio, «eri pazzo» e non esistevano strutture adibite alla cura.

In seguito alla pandemia COVID-19, l’Iss ha registrato un aumento del 40% di soggetti affetti da Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA); con il 30% della popolazione ammalata di età inferiore ai 14 anni. A fronte di questa «pandemia nella pandemia», Fiorenza Sarzanini si rivolge alla Dottoressa Laura Dalla Ragione, direttrice della rete DCA USL 1 dell’Umbria, e al Dottor Alberto Villani, direttore del dipartimento di emergenza, accettazione e pediatria generale dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, che raccontano del preoccupante incremento di casi.

Da questi incontri nasce il podcast Specchio, in cui raccoglie testimonianze, che parlano della malattia; ma anche l’attuale inefficienza del sistema sanitario pubblico nel poter garantire una cura di qualità a tutti; Affamati d’amore e Specchio raccontano questo. Allo stesso tempo fungono da manuali, volti a fornire delle soluzioni, grazie anche alla conoscenza e alla competenza di specialisti. Parlare di DCA è complesso; soprattutto a causa dei pregiudizi legati ad essi: «Si pensa che queste siano “malattie da social”»; esordisce Sarzanini «si pensa che i ragazzi e le ragazze si ammalino alla ricerca della perfezione. In parte è vero, ma in realtà ne rappresenta solo una causa scatenante, è la spia di un altro problema.

Il mio libro si chiama Affamati d’amore perché la malattia è una chiara ed evidente richiesta di attenzione affetto. Un altro grande pregiudizio è il pensiero comune per cui i disturbi alimentari siano malattie di serie b, che non necessitano di cure immediate. La prevenzione e la cura tempestiva sono invece le chiavi per una terapia definitiva; non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto». Parlare di Disturbi Alimentari nel modo corretto, parte dal presupposto che li si consideri come malattie a tutti gli effetti; richiedendo alle istituzioni la giusta considerazione, l’investimento sulla ricerca e sulla cura e strutture accessibili a tutti.

Sigmund W
Credits: Sigmund W

Fiorenza Sarzanini, non trascuriamo più queste patologie!

Secondo i dati diffusi dall’Iss nella nota stampa del 15 marzo 2022, la mappatura dei Centri dedicati alla cura dei DCA conta 108 strutture su tutto il territorio nazionale; 101 del SSN e 7 del Privato accreditato (55 al Nord, 18 al Centro Italia e 35 tra Sud e Isole). Dal censimento risulta che nel 2020 hanno effettuato una prima visita in una struttura dedicata 5377 pazienti. Sempre nel 2020, sono stati rilevati 2 milioni e 398.749 pazienti in trattamento, che rappresentano tuttavia un dato sottostimato. Esiste ancora una grande quota di pazienti che non arriva alle cure.

In base all’ultima rilevazione ci sono quasi 3 milioni di persone malate. «La colpa non è dei social, delle scuole, della società»; spiega Fiorenza Sarzanini «La colpa è stata che per decenni abbiamo trascurato questo problema. Lo abbiamo trattato come una cosa laterale e collaterale. La scelta di parlare di DCA attraverso un libro e un podcast è stata dettata dall’intenzione di non mostrare mai il corpo delle persone; far concentrare l’attenzione sull’aspetto fisico della persona malata è dannoso, porta lo spettatore a concentrarsi su di esso, tralasciando la sua storia».

Parlare di DCA significa descrivere un insieme ampio e variegato di patologie; partendo dai più noti, come l’anoressia o la bulimia, fino ad arrivare a malattie recentemente rilevate poco conosciute, come la vigoressia, l’ortoressia o il picacismo; Fiorenza Sarzanini mi spiega che queste malattie «sono sotto attenzione, ma non sotto cura. Ci si preoccupa che ci sono tanti anoressici e tanti bulimici. Non ci si preoccupa di curarli. Questa è la grave mancanza di questo momento. Si sa che il problema esiste, ma le cause di morte sono imputabili alle conseguenze della malattia; spesso comporta anche gravi danni permanenti al corpo del malato».

Anoressia e bulimia causano 4000 morti all’anno. Secondo l’OMS i DCA rappresentano la seconda causa di morte dopo gli incidenti stradali tra i giovani; soprattutto quelli di età compresa tra i 12 e i 25 anni. Una «strage silenziosa». Tuttavia passa inosservata nei grandi conteggi istituzionali. Le cause dei decessi non sono mai il disturbo alimentare in sé, ma le conseguenze ad esso legate. I dati parlano chiaro: non c’è più tempo; sono necessarie azioni drastiche e concrete. Bisogna stanziare denaro e creare residenze, perché la malattia corre più velocemente dei provvedimenti che si stanno mettendo a punto per affrontarla. Ora più che mai non è solo necessario che se ne parli. I malati di DCA esistono, e vogliono essere ascoltati, curati, e soprattutto guariti. Perché di Malattie della Nutrizione e dell’Alimentazione ci si ammala, ma si può anche guarire.