Cinello, la start-up che accoglie l’arte digitale

credits: https://www.cinello.com/it/
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Cinello, la start-up di Franco Losi, che accoglie l’arte digitale attraverso i DAW (Digital Art Work). Il nuovo progresso della tecnologia per la preservazione delle opere.

di Giorgio Maria Romanelli

A presenziare ad uno dei panel durante l’inaugurazione di DART 2121 è l’ingegnere informatico Franco Losi, da trent’anni esperto di nuove tecnologie. Dalle sue parole noto subito che è consapevole dei benefici che il digitale può apportare al mondo artistico, e ne conosce i requisiti necessari, «bisogna essere degli esperti di tecnologia per creare delle vere opere digitali, come Michelangelo è stato il massimo esperto di marmo del suo tempo per scolpire La Pietà».

Per approfondire l’impatto che il digitale ha e avrà sulla nostra società, il mattino seguente mi reco presso lo studio della sua startup, Cinello. Ad accoglierci è la manager Federica Pesce, che ci racconta. «Cinello è un brevetto che nasce con l’obiettivo di salvaguardare il patrimonio artistico italiano, per noi la cosa più importante è aiutare i musei con nuovi introiti e permetter loro di prosperare e sostenere le opere d’arte».

franco Losi
MILAN, ITALY – MAY 25: Italian writer Franco Losi attends the Wired Next Fest 2019 at the Giardini Indro Montanelli on May 25, 2019 in Milan, Italy. (Photo by Rosdiana Ciaravolo/Getty Images)

Cinello e l’arte digitale

Già, indipendentemente dal Covid, i musei stanno vivendo un periodo di difficoltà, i ragazzi, purtroppo, non li frequentano. «Franco Losi e John Blem – ci tiene a sottolineare Federica – hanno avuto prima di tutti, nel 2015, l’intuizione di creare un’immagine digitale che non fosse duplicabile, inventando i DAW (Digital Art Work): delle precise e fedeli copie in scala 1:1 di un quadro. Il DAW è unico, è l’anima digitale della sua copia fisica, è certificato originale dal museo e protetto dal brevetto di Cinello».

Vendendo o noleggiando il DAW di un’opera, in un mercato esistente per lo più all’estero, Cinello divide a metà il ricavato con il museo che possiede il quadro di cui è stata creata la copia digitale, aiutandolo economicamente. Nell’ufficio di Cinello erano presenti, tra le altre, i DAW di un Mantegna ed di un Caravaggio proiettati su monitor incorniciati, la resa è davvero fedele al quadro fisico. Il furto è impossibile perché il codice del DAW si fulmina automaticamente non appena si tenta di staccare il monitor dalla parete. Arriva Franco Losi, ed in pochi minuti capisco che ogni domanda preparata sarebbe stata inutile: l’ingegnere sa già quello che deve dirci, ed arriva all’anima dei concetti, snocciolandone i perché. «Cinello è una riflessione legata alla società, l’arte digitale esiste perché la società sta cambiando. L’importante è capire in che direzione ci stiamo muovendo e attuare le nostre scelte in base a questo, altrimenti si è fuori. È la prima volta che i genitori non sanno cosa insegnare ai propri figli, i giovani hanno una responsabilità enorme e per questo ci tengo a parlare con voi».

Esempio di DAW (Credits: https://www.wired.it/)
Esempio di DAW (Credits: https://www.wired.it/)

Il futuro nella Crypto Art

Il profondo monologo di Franco continua. «In un mondo dove tutto è globalizzato, cosa servono gli Stati? A creare disuguaglianza e squilibrio in una popolazione che a fine secolo arriverà a 40 miliardi di persone. Il digitale – riprende – capirà come eliminare la differenza sociale creata dagli stati, il digitale è nato per risolvere problemi. Ma il digitale senza cultura, è come guidare una macchina senza patente. La Crypto Art è un mercato prospero, ma rischia di basare i suoi fondamentali solo sulla compravendita di un’opera, tralasciandone bellezza e contenuto. L’artista deve avere la capacità di irridere il potere, non importa se con opere digitali o tradizionali, basta che veicoli un messaggio». Dalle parole e dallo sguardo di Franco capisco il suo vero amore per l’arte, nato dalle abilità pittoriche del padre. «Dobbiamo tornare a sentirci vicini, portando empatia e cultura nel mondo digitale, che solo così potrà unirci. Stimo che entro fine secolo la popolazione sarà per l’80% indipendente dal corpo, e, si spera, più unita. Perché come sintetizza l’espressione africana Ubuntu: io sono perché noi siamo».