Sono una ragazza con diagnosi di disturbo della personalità e in questo momento posso dire di stare bene. Ho molte cicatrici sulle braccia ma sono contenta di poterle guardare, perché significa che il peggio è passato, che sono ancora qui nonostante tutto, nonostante a volte abbia desiderato non esserci più.
Sono una ragazza con diagnosi di disturbo della personalità.
Il percorso per arrivare alla diagnosi corretta è stato lungo, ho vissuto momenti molto diversi tra loro e ho incontrato persone con atteggiamenti differenti.
A sedici anni ho affrontato il mio primo ricovero in ambito neuropsichiatrico a causa di episodi gravi di autolesionismo, e negli anni successivi sono stata ospedalizzata d’urgenza più volte.
Ho avuto la fortuna di incontrare persone positive.
Disturbo di personalità e sostegno
Devo ringraziare i miei professori del liceo, che sono sempre stati presenti e comprensivi, mi hanno sostenuta quando non potevo andare a scuola e mi hanno aiutata a concludere il mio percorso. Lo stesso devo dire dei miei compagni di classe.
In questi due anni di università, invece, ho incontrato molti ostacoli, in particolare con i docenti. Durante i ricoveri non potevo assolutamente studiare e, anche quando ero a casa, non sempre ero in grado di frequentare. Ho provato a spiegare la situazione, chiedendo qualche piccola deroga o agevolazione se ne avessi avuto bisogno, ma le risposte sono sempre state negative, anche fredde, direi.

In questo momento posso dire di stare bene.
Ho ripreso attività che non facevo da tanto, la cura della mia fede, prima di tutto, attraverso la preghiera, un percorso in oratorio e un’attività di volontariato. Ho scoperto che pregare è una delle cose che mi aiuta di più a calmarmi, riflettere e capire come posso aiutarmi.
Sto finalmente frequentando e studiando in università e mi piace, mi piace molto più di quel che pensassi; anche il corso più difficile è interessante, lo seguo volentieri e, soprattutto, capisco! Sono contenta!
Le mie cicatrici sulle braccia
Ho molte cicatrici sulle braccia. Possono fare impressione perché sono vistose: bianche, quelle più vecchie, e rosa, quelle nuove, che risalgono a un anno fa.
Mi fanno uno strano effetto le mie cicatrici. A volte mi fermo a guardarle e i ricordi affiorano: i primi tagli impauriti, quelli più violenti, quelli che hanno fatto parte di una routine. Quando il mio sguardo si posa sulle braccia, allora rimango ferma, guardo, tocco, conto. Inoltre ogni volta che mi agito o mi sento a disagio, mi tocco le cicatrici, senza pensarci.
Sono contenta di poterle guardare, perché significa che il peggio è passato, che sono ancora qui nonostante tutto, nonostante a volte abbia desiderato non esserci più.