Fare il turista oggi, dopo la pandemia di Covid sembr molto diverso da prima. Franco Iseppi, presidente del Touring Club italiano dal 2010, in questo articolo ci racconta come.
Di Fabio Valle
La conversazione al telefono con Franco Iseppi, presidente del Touring Club italiano dal 2010, inizia dalla parola «leggerezza», un elemento importante di cui il Touring ha fatto tesoro sin dalle origini, infatti la sua storia nasce grazie all’utilizzo della bici come mezzo per viaggiare e come mezzo di conoscenza.
Da un semplice viaggio in Calabria da parte di un gruppo di velocisti che aveva abbandonato la competizione, nasce un’importante associazione non profit che fa della conoscenza uno dei suoi punti cardine.
«La leggerezza si lega alla storia del Touring che ha fatto della bici il suo elemento emblematico, frutto di un’intuizione da parte dei fondatori, proiettati, in un certo senso, verso una modernità visibile, grazie alla bici e al suo modo di essere duttile e accessibile per la conoscenza del territorio, che richiamava un modo personalizzato e libero di vivere il viaggio».
Inoltre, il simbolo dell’associazione, una ruota con una bandiera, ne richiama l’utilizzo e anche il senso di unità che la creazione del club avrebbe dovuto portare.

Il Grand Tour
Il concetto di viaggio e di turismo nasce nel Rinascimento, e da quel momento subisce diverse modifiche e innovazioni che lo portano ad essere come lo intendiamo noi oggi, alcune tra queste sono portate dal Grand Tour, da un punto di vista più europeo. E per quanto riguarda l’Italia, le ferie retribuite, che hanno permesso di espandere il range del viaggio turistico ad una fetta più ampia della popolazione stabilendo inoltre per il Bel Paese uno sviluppo sociale ed economico non indifferente. Da qui si può dire nasca il turismo di massa, che è passato dall’essere un tipo di turismo generalista, ad uno più personalizzabile in base alle esigenze e preferenze del turista. «Per le prospettive future per il turismo italiano, si potrebbe pensare ad un turismo elitario per tutti» – espressione che di per sé sembra un ossimoro – ma che spiega le varie realtà che esso può offrire, e viene citata per la prima volta da Jacques Langue.
Per quanto riguarda il Bel Paese è da tempo ormai che il turismo non è identificabile solo dai beni culturali ma da tutto quello che ci sta attorno, come la cultura gastronomica, i festival, la paesaggistica e i beni agricoli.
«Infatti, la prospettiva dell’Italia nasce dall’offerta che si allarga, e che è al momento molto competitiva. Ma il vero recupero per l’Italia dopo questo periodo non deve essere visto come una rinascita, ma più come una rigenerazione. Probabilmente il turismo non tornerà più come prima, ma nella sua drammaticità il Covid ha portato alla scoperta di un turismo di prossimità».

L’Italia nel turismo
C’è stato inoltre un interessamento maggiore nel trovare un modo di legare l’entroterra alle coste e di sfruttarne al massimo gli spazi. Ovviamente il turismo non può recuperare da sé, ma ha bisogno di piani specifici che possano incanalare le idee e le innovazioni verso questo campo, la posizione italiana nel Mediterraneo è un punto di vantaggio non indifferente, e lo sviluppo di alcune dorsali adriatiche e mediterranee potrebbe giovare.
«Un altro punto che si dovrebbe tenere in considerazione, è avere il coraggio di fare della formazione un elemento fondamentale dell’offerta del nostro Paese, ma soprattutto considerare l’Italia meno conosciuta che ha delle potenzialità infinite».

La missione del Touring Club
Ovviamente nel rigenerare il turismo c’è sempre il problema che questo possa trasformarsi in una sorta di colonialismo, quando la cultura del turista diventa la cultura del Paese che si va a visitare.
«Per questo per il turismo del futuro è richiesta una consapevolezza in più da parte del turista, una nuova competenza-viaggio che gli permetta di avere una cognizione e sensibilità interiorizzata a pieno del luogo di destinazione, nonché la conoscenza di tradizioni e cultura. Tutto ciò serve per evitare la contaminazione di questi luoghi, per poterli vivere al meglio evitando di comprometterne gli equilibri, il turista si deve sentire a casa ma non comportarsi come se lo fosse».
Questo turismo di conoscenza nasce da coloro che del passato scelsero di viaggiare per migliorare la società, ma arrivarono a capire come la conoscenza fosse fondamentale nella scoperta e visita di un luogo.
E in che modo questo si connette alla missione del Touring?
«Il viaggio non è scrivere un elenco di cose da fare e non fare, ma prendersi cura dell’Italia come bene comune e dare significato ad ogni cosa, come volevano coloro che hanno fondato il Touring».