Condorelli “Conviene smascherare il racket. No agli estorsori”

Giuseppe Condorelli interpretato da Chiara Bosna
Giuseppe Condorelli interpretato da Chiara Bosna

Di Ella D’Onghia

Giuseppe Condorelli, amministratore delegato della famosa azienda dolciaria siciliana Condorelli, si è ribellato al pizzo denunciando i suoi estorsori. Lo abbiamo contattato e ha risposto alle domande dei B.Liver.

Lei, Giuseppe a Condorelli, ha rotto gli schemi. Si è rifiutato di pagare il pizzo. Cos’è il coraggio? 

«La forza di non piegarsi dinanzi a un atto intimidatorio e/o un tentativo estorsivo. Già il rischio d’impresa nella sua accezione più ampia, per l’imprenditore, che investe e crede nel territorio in cui opera, rappresenta il punto di partenza nello svolgimento della propria attività».

Ha detto che ha fatto tutto ciò per i figli e la Sicilia. Che futuro vede per loro, per i giovani e per la sua terra? 

«Assolutamente sì.  Confermo che l’ho fatto per i miei figli e per la mia terra. Sogno una Sicilia libera e scevra da ogni forma di sopruso e criminalità».

Lei ha elevato il mestiere di imprenditore a livello sociale ed etico. Un esempio. Abbiamo bisogno ancora di esempi?

«Ho sempre sostenuto che l’imprenditore oltre ad avere un ruolo economico, deve essere un modello di comportamenti virtuosi e soprattutto deve rispettare i valori etici e sociali».

Perché tanti imprenditori continuano a subire?

«Non posso stigmatizzare chi decide di subire, ma dico soltanto che subendo passivamente ogni atto intimidatorio e/o di racket, si diventa prigionieri e talvolta anche conniventi di un sistema malavitoso che distorce la libera concorrenza».

Lo Stato, in questa sua esperienza, c’è? E ci sono la società civile, le associazioni, la comunità locale?

«Le Istituzioni e le Forze dell’ordine sono stati sempre presenti ogni qualvolta ho denunciato un tentativo di racket. In questa mia ultima esperienza, ho ricevuto manifestazioni di vicinanza e solidarietà dalla società civile, dalle associazioni antiracket e della comunità locale».

Non le viene in mente Libero Grassi?

«Libero Grassi ha fatto da spartiacque nella lotta al racket in Sicilia. Libero Grassi è stato il primo vero “eroe” che ha pagato con la vita, la sua ribellione pubblica contro un vile tentativo di estorsione».

Dopo un gesto così straordinario (fuori dall’ordinario) sicuramente la paura c’è, ma quanto e in quale modo si sente liberato per aver scelto di farlo lo stesso?

«La paura c’è e rimane comunque, ma non mi pento assolutamente di aver denunciato. Confido nell’operato delle Forze dell’ordine e mi auguro che il mio esempio non passi nel dimenticatoio, ma che possa essere emulato da altri colleghi imprenditori».

Denunciare il pizzo negli anni 80/90 sarebbe stato impossibile? Nel farlo oggi ci si sente più tutelati? 

«Il vento è cambiato rispetto agli anni 80/90. Oggi c’è più coscienza civile nella lotta alla mafia. Indubbiamente in quegli anni si viveva in un ambiente ancora più contaminato del fenomeno mafioso, ma fortunatamente oggi lo Stato e le Istituzioni sono presenti e supportano attivamente gli imprenditori che decidono di denunciare».

Giuseppe Condorelli interpretato da Chiara Bosna
Giuseppe Condorelli interpretato da Chiara Bosna

Lei ha mosso le sue ali fungendo da cassa di risonanza: ci sono state altre persone, altri imprenditori, che hanno seguito il suo esempio in queste settimane?

«Tramite alcune associazioni anti-racket ho saputo che, a seguito della mia vicenda personale, altri imprenditori si sono decisi a denunciare tentativi estorsivi alle Autorità».

Lei si è comportato da vero Cavaliere, sente di aver fatto germogliare un movimento che può iniziare a scardinare un retaggio profondo, radicato da sempre nelle consuetudini quotidiane? 

«Sono felice e mi sento affrancato di aver smosso la coscienza sociale degli italiani e dei siciliani onesti che lavorano ogni giorno per un futuro migliore».

Se potesse dare un consiglio ad ogni cittadino siciliano per cambiare le cose (per rompere gli schemi) cosa gli suggerirebbe?

«Direi che “denunciare conviene” perché rimane l’unica strada da percorrere dinanzi a vili e beceri atti estorsivi che rischiano di pregiudicare la libertà propria, quella dei propri familiari e della propria azienda».