La cultura di creare qualcosa cucinando

Di Andrea Pravadelli

Piantare, raccogliere, tagliare, unire, trasformare; creare. Sono tutte azioni che si compiono con le mani, azioni che portano a dare alle cose un significato nuovo, azioni che diventano cultura.

Cucinare è un processo che accende tutti i nostri sensi, partendo da impulsi antichi che fanno parte di ciò che siamo come uomini, dalla trasformazione della terra e della natura e dal fuoco, ancora simboli forti, sebbene trasformatisi nel tempo. Cucinare è anche un modo per acuire i nostri sensi che si fanno vigili quando i profumi cominciano ad espandersi nell’aria, quando i sapori accendono i ricordi e la memoria sensoriale comincia a farci viaggiare.

Tutti gli elementi che compongono la cucina, quella che rappresenta in modo sempre diverso ognuno di noi, sono parte della cultura e hanno rappresentato da sempre un elemento simbolico di ciò che siamo. Durante le migrazioni proprio il cibo è l’elemento culturale che caratterizza un gruppo di persone provenienti dallo stesso posto e con in comune le stesse abitudini, almeno quelle alimentari. Passando per un quartiere a forte presenza di una determinata etnia, la prima cosa che notiamo sono gli odori dei ristoranti, del cibo.

Durante l’ultimo anno siamo stati costretti a vivere una condizione nuova, fatta di molte privazioni. Le città si sono svuotate delle persone nelle strade e nelle nostre vite abbiamo dovuto mettere da parte il piacere di condividere e quello di scoprire, almeno come avevamo inteso questi valori fino al momento in cui tutto è cambiato. Ognuno di noi ha così cercato la cultura dentro le proprie case, guardando dietro ai libri sulle mensole, nei cassetti che non si aprono mai ed alcuni nelle credenze. Il cibo ha cominciato a rappresentare un momento simbolico, da subito alcuni prodotti sono scomparsi dagli scaffali dei supermercati. Non si è trattato di avere tempo in più, quello è stato solo ciò che ci ha permesso di dare attenzione alla cucina, si è trattato e si sta trattando, di cercare la cultura.

L’atto di trasformare un alimento in un piatto, di creare è una forma d’arte e dunque di cultura. Sebbene poi al cibo sia stato tolto un elemento fondamentale, proprio alla base della sua stessa natura, e cioè quello di aggregare, emerge in un momento come questo un altro elemento. Proprio mentre siamo costretti in casa, senza poterci spostare, cucinare vuol dire fare un viaggio che passa per i nostri ricordi accessi dagli odori, dai sapori e dai gesti che costituiscono la cucina. Un piatto non è più solo un supporto su cui mettere il cibo, ma una tela bianca su cui dipingere. I gusti, un modo per viaggiare dovunque nello spazio e nel tempo.