Imparare a stare accanto – Affrontare il «Mostro»

Illustrazione di Claudia Bignadi
Illustrazione di Claudia Bignadi

Di Stefania, mamma di Eleonora

Buongiorno, sono Stefania la mamma di Eleonora. Eleonora nel 2017 ha 15 anni, nel pieno della sua adolescenza si è ammalata di Anoressia. Proprio perché era nel pieno della sua adolescenza, non è stato semplice capire subito che Eleonora iniziava ad avere problemi col cibo. Tutti: medici, amici, parenti e noi genitori abbiamo confuso i primi segnali dell’insorgere della malattia, con semplici capricci.

Questo è stato il primo di una lunga serie di errori che ha fatto sì che la situazione peggiorasse di giorno in giorno e che la malattia si insediasse sempre di più in lei. Nonostante io mi sia sempre interessata all’argomento dei distributori alimentari e abbia letto un sacco di articoli e libri, non mi sono accorta di nulla se non quando oramai era troppo tardi, ho sempre pensato che né a me né a nessuno a me caro sarebbe mai successa una cosa simile. E invece, ecco che un bel giorno mi ritrovo ad avere proprio mia figlia malata, la vedo che giorno dopo giorno si spegne, sì si spegne, è come se qualcuno le avesse schiacciato l’interruttore della vita, stop, fine.

Improvvisamente Eleonora non ha più voglia di uscire, di divertirsi ,di leggere, di studiare, di ascoltare musica, di mangiare, di vivere. Ma perché? Glielo chiedo, ma non me lo sa spiegare, neanche lei capisce cosa le sta capitando, sa solo che si sente inutile, inadatta e vorrebbe scomparire dalla faccia della terra, vorrebbe solo  fare finire tutto il dolore che sente dentro, non ha più né voglia né interesse per niente. Io nel mio piccolo, capisco che sta cercando di autodistruggersi e provo un senso di panico, non so cosa fare, come posso intervenire? Come posso aiutarla? È tutto frustrante e la situazione è grave, siamo arrivati oramai a 32 kg. I suoi organi si stanno danneggiando e l’ago della  bilancia non tende a salire, anzi si abbassa sempre più. Mi sento impotente, è una sensazione bruttissima, non ho le armi adatte per combattere questa malattia subdola e tremenda, perché non è come tutte le altre malattie che si possono curare con una semplice medicina e aspettarne l’effetto. No, questa malattia la devi affrontare con tutte le forze che hai e le forze di tutti quelli che ti vogliono bene e ti sono vicini, la devi affrontare di petto e la devi sconfiggere, devi fare in modo di riaccendere l’interruttore. Ma come? Capisco che non ce la posso fare da sola, devo rivolgermi a persone esperte, a medici, ma purtroppo ancora oggi l’anoressia non è considerata una vera e propria malattia e trovare una struttura adeguata è difficile, così inizia la corsa contro il tempo, devi trovare una soluzione rapida e il tempo passa e le notti non dormi, sei preoccupata e confusa, non capisci cosa sta succedendo.

Capita poi, di scontrarsi con persone sbagliate e incapaci che peggiorano la situazione perché ti accusano: «la causa è da cercare in famiglia», «la mamma deve avere sbagliato», ecc., ecc. Tutto ciò è devastante, non mi aiuta, anzi, mi demoralizza ed Eleonora si sente ancor più colpevole e triste, ma fortunatamente, dopo una lunga ricerca, finalmente trovo supporto e aiuto nello staff medico dell’ospedale Niguarda di Milano. Finalmente qui non veniamo giudicati ee Ele non è solo una paziente a caso, ma è una persona con nome e cognome. Loro sono la nostra ancora di salvezza, ci aiutano a capire e ad affrontare questa malattia che loro chiamano «mostro». Per prima cosa ci hanno aiutato a capire che questa è una malattia vera e propria e il non mangiare non è un capriccio, è un  senso di disagio, è un campanello d’allarme che avvisa che qualcosa non va. Qui Eleonora inizia a star meglio, perché finalmente qualcuno mi spiega e mi aiuta a capire, ci hanno aiutato dandoci gli strumenti giusti per affrontare il mostro, ci hanno aiutato a fare dei percorsi psicologici e ci hanno aiutato a capire come e cosa si può fare, e, cosa più importante, mi hanno fatto capire di non sprecare energie nel cercare la causa che ha scatenato tutto, ma di usare utilmente tutte queste energie.