Come si legge un quadro e perché è importante saper leggere l’arte? La visita alle bellezze della Pinacoteca di Brera
Di Stefania Spadoni
Martedì 27 ottobre 2020, mattina, pioggia, Milano, Brera.
Il giorno prima il Presidente del Consiglio annuncia con un nuovo DPCM la chiusura di cinema e teatri, dando un colpo tremendo a un settore già in ginocchio per le misure di contenimento del Covid-19. Si salvano mostre e musei. Si salva Brera. La pinacoteca della città di Milano rimane aperta. Una piccola delegazione del Bullone e una guida d’eccezione, Pierluigi Panza, scrittore, giornalista e critico d’arte italiano, in visita a Brera, direzione: lo Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio. Panza ci guida nella lettura di questa magnifica opera d’arte.

Registri Ed Elementi Simbolici
Il quadro ha due registri collegati fra loro, uno basso dove avviene la scena del matrimonio e un registro superiore, dove viene raffigurato un tempio rinascimentale di ispirazione fortemente bramantesca. Davanti a questo tempio, il grande sacerdote, riconoscibile al centro per la barba e il copricapo, sta sposando due ragazzi ebrei. Un particolare caratterizza il primo uomo sulla destra che tiene in mano un ramo secco. Si tratta di una tradizione ebraica che narra che ai pretendenti sposi di una vergine veniva dato un ramo di arbusto; chi possedeva il ramo che germogliava per primo, si sarebbe assicurato il matrimonio.
Elementi simbolici come questo rappresentavano una vera e propria grammatica del tempo, comprensibile a tutti. Alcuni di questi simboli si sono protratti fino ai giorni nostri, come il mettere l’anello al dito, altri non sono più parte della nostra cultura, ma come una capsula del tempo ci educano su tradizioni passate e lontane da noi. La particolare bravura di Raffaello sta proprio nella capacità di coniugare la scena d’insieme, con dei particolari, dei singoli volti che trasmettono i moti dell’animo. La pittura diventa una sorta di psicologia viaggiante che esprime gli stati d’animo delle persone, mantenendo però la grammatica religiosa del tempo e imprimendo un manifesto della nuova architettura a quella antica. La cornice è a grottesca, un particolare tipo di pittura riscoperto alla fine del 400, proprio da Raffaello, durante gli scavi della Domus Aurea. L’opera arriva a Brera ai tempi di Napoleone, tramite due rapidi passaggi di mano, finisce prima a un privato e poi al vice re d’Italia che la destina a Brera, dove rimarrà per sempre. Non sappiamo quanto sia stata pagata l’opera, possiamo fare solo alcune considerazioni pratiche legate ad elementi che ne dichiarano il valore: l’azzurro dell’abito della Vergine e il numero di teste presenti. L’azzurro era un colore nobile ricavato dal lapislazzulo, una delle pietre più preziose conosciute sin dall’età antica, più azzurro c’era nel quadro, più questo aumentava il suo valore.

Come Si Legge Un Quadro
Idem per le teste raffigurate, elemento complesso da disegnare e per questo, termine di definizione del costo stesso dell’opera. Citando Picasso «Leonardo ci fa sentire il paradiso, Raffaello ce lo fa vivere», capiamo la straordinaria bellezza e bravura di Raffaello, in grado di farci entrare dentro la scena attraverso movimenti e un’impostazione molto aulica. Forse per questo l’opera di Raffaello fa fatica a toccare la sensibilità contemporanea. Eppure il pittore di Cristo, primo cameriere del Papa, visse fra cortigiane, feste, dissolutezze, senza mai sposarsi e morendo forse proprio a causa di malattie veneree. Guardando quest’opera, è limpido come l’arte avesse una funzione documentaria e illustrativa, ruolo affidato oggi alla fotografia e al giornalismo, era un’arte dichiarativa e non interpretativa. La funzione attribuita oggi all’arte è invece quella di esprimere dei concetti, come un trattato filosofico che ci deve dire qualcosa che non sappiamo, per questo la rappresentazione del sociale in maniera speculare non è più parte narrante dell’arte pittorica.
Per questo rifletto e penso che ogni cosa esistente richiede un approccio tramite strumenti, un alfabeto per decodificarne la semplice visione. Ho passeggiato spesso per Brera osservando capolavori in maniera passiva e istintiva, ma la conoscenza è sempre un valore aggiunto e ci introduce in livelli esperienziali che modificano il proprio essere in quel luogo, in quel determinato momento. Eppure l’arte è un mezzo, potentissimo, per veicolare altro e altrove. Dove risiede l’equilibrio fra la dichiarazione di un’epoca, di un rito, di una cultura e la semplice visione estatica delle cose? L’arte è come un viaggio e Brera, i musei, le gallerie, così come i teatri, i cinema, i luoghi di cultura devono rimanere aperti alla scoperta. Perché è fondamentale.