La Storia di Marta Passarella

Di Marta Passarella

Mi chiamo Marta e un anno fa ho deciso di ricominciare a vivere, ma per farlo dovevo sconfiggere quella vocina maledetta che mi ha portato all’anoressia. Non sono brava a parlare di me, quindi ho scelto di farlo attraverso questo racconto.

Mike era un giovane ragnetto, viveva tra le travi di legno di una bella baita circondato dall’affetto di familiari e amici e apprezzato da tutti per il suo animo gentile, solare e determinato.

Mike però non riusciva a riconoscersi queste qualità e spinto dal desiderio di essere apprezzato dagli altri, ma soprattutto di dimostrare a se stesso di essere «bravo in qualcosa», decise che avrebbe tessuto la ragnatela più grande della storia.

Iniziò così a dedicarsi alla sua impresa.

Giorno dopo giorno la ragnatela divenne un’ossessione, non vedeva più gli amici, non dormiva, non mangiava, non si fermava mai perché ogni minuto era prezioso.

La sua ragnatela ricopriva ormai tutto il soffitto, quando amici e familiari iniziarono a preoccuparsi per lui; non lo riconoscevano più, era sempre nervoso, scontroso, quando si irritava arrivava ad essere perfino cattivo.

Marta Passerella

Gli portavano da mangiare, coperte… «Riposati, devi mangiare, ti servono energie per lavorare…», ma Mike non dava retta a nessuno. Loro non potevano capire, volevano solo impedirgli di raggiungere il suo obiettivo. Non poteva fermarsi, solo i «perdenti» lasciano le cose incomplete e lui non voleva esserlo. «Mangiare, dormire… che inutile perdita di tempo», si diceva, «non sono mica stanco», rispondeva. 

Mike, arrivò ad allontanare tutti coloro che provavano a dissuaderlo dal suo obiettivo. Mike rimase solo.

Una mattina ormai esausto, fece un errore e si ritrovò imprigionato nella sua stessa ragnatela; iniziò a dimenarsi, a scalciare con le sue otto, ormai gracili, zampette, ma tutto fu vano.

Passarono giorni, mesi.

«Se solo non fossi stato così cattivo con chi voleva farmi ragionare, se non avessi allontanato tutti forse qualcuno sarebbe venuto a salvarmi», si diceva.

Era una fredda mattina di inizio novembre quando Mike, che aveva a mala pena la forza per aprire gli occhi, decise che avrebbe fatto l’ultimo tentativo per liberarsi, se non ci fosse riuscito si sarebbe arreso. Non poteva più sopportare di vivere così, non sentiva più il proprio corpo, avvertiva solo tanto freddo, nel corpo e nel cuore.
Inizio così il conto alla rovescia… 9: doveva concentrarsi… 8: doveva respirare… 7: «Ti prego reagisci», chiedeva al proprio corpo… 6: niente, nessuna reazione… 5: il suo corpo non rispondeva più… 4: era colpa sua, l’aveva trascurato, non l’aveva nutrito… 3: il suo corpo era morto prima di lui… 2: pianse… 1: fino a quando non fu troppo debole anche per piangere… 0.

Era una fredda mattina di inizio novembre, quando Mike, che aveva a mala pena la forza per aprire gli occhi, decise che avrebbe fatto l’ultimo tentativo per liberarsi, se non ci fosse riuscito si sarebbe arreso. Non poteva più sopportare di vivere così, non sentiva più il proprio corpo, avvertiva solo tanto freddo, nel corpo e nel cuore.

Fece una cosa mai fatta prima, incanalò tutte le sue energie e urlò: «AIUTO!».

Rimase senza forze, era davvero stanco, stava per richiudere gli occhi, quando gli sembrò di sentire una voce, «Sto sognando», pensò, quando sentì nuovamente quella voce più vicina.

Marta Passerella

Non sognava, qualcuno lo stava chiamando.

Riconobbe quella voce, «Carl, sei tu?», «Si sono io». Non poteva crederci, Carl amico da sempre, aveva risposto alla sua richiesta d’aiuto; «Pensavo mi odiassi, ti ho trattato così male negli ultimi mesi che non pensavo venissi, è passato così tanto tempo…».

«Io ci sono sempre stato, ma tu non hai mai chiesto aiuto. Smetterai di farti ossessionare da quella maledetta ragnatela se riuscirai a liberarti?», «Sì, lo farò. Non sprecherò più un solo minuto della mia vita per vincere sfide inutili, mi impegnerò soltanto a viverla a pieno. Aiutami, per favore», implorò Mike tra le lacrime.

«Smettila di piagnucolare, non è così che ti libererai, piuttosto pensa a come ci sei arrivato, come hai fatto a ridurti così, quale errore hai commesso. Pensi di farcela?», disse Carl, «Ci provo», rispose Mike.

«L’ho trovato, c’è un grosso nodo. Provo a dimenarmi?»,

«Potresti ma probabilmente contribuiresti solo a stringerlo ancora di più»,

«Vieni tu a liberarmi?»,

«Potrei, ma così ti convinceresti che basta chiedere aiuto per rimediare ai propri errori. Io ti starò vicino, ma sei tu che servendoti della stessa determinazione che ti ha intrappolato, dovrai trovare le estremità del nodo e provare ad allentarle. Sii paziente, non sarà facile e se ci saranno giorni in cui penserai di rinunciare, ricordati che stai rinunciando alla tua di vita», disse Carl allontanandosi.

 È una fredda sera di novembre.

«Papà, ma che fine ha fatto il ragnetto?»,

«Sta bene piccolo, ora ha una bella moglie, una bella trave e soprattutto ha la fortuna di poter raccontare ogni sera a suo figlio, come il suo migliore amico l’ha aiutato a scegliere di vivere».

Ovviamente sono qui a scrivere, quindi capirete da soli quale dei due finali ho scelto.