Smart Working, Covid-19 E Ufficio Da Casa

Smart Working
Smart Working

Le parole del momento: Smart Working e Covid-19. Ma è davvero smart ? O l’ufficio si è solo spostato a casa. In questo articolo tutte le considerazioni.

Di Emanuele Bignardi

Le parole del momento: Smart Working. La definizione ufficiale «una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa».

Emergenza COVID-19

Quindi, si può tranquillamente dire che il «lavoro agile» – altro nome dello Smart Working – sia ben inserito nell’ordinamento italiano, anche se forse prima dell’emergenza COVID-19 non era così diffuso, apprezzato e odiato. La domanda sorge spontanea: perché mai abbiamo avuto bisogno di una pandemia per sviluppare un modello di lavoro agile e «smart»? Forse la nostra cultura del lavoro rimane piuttosto ancorata ai modelli passati del luogo di lavoro, degli orari, della «timbratura del cartellino». Devo dire che non ho una risposta alla domanda che ci siamo appena posti e che non è una domanda retorica, quanto un dubbio lecito.  

Lo Smart Working

Io e lo Smart Working abbiamo iniziato il nostro «rapporto» il giorno 23 febbraio 2020. Quel giorno in ufficio, le notizie sul coronavirus si alternavano a dubbi sul futuro e su come avremmo portato avanti la nostra attività. Devo essere sincero, io ero molto spaventato dalla situazione COVID-19, ma anche dalla possibilità di lavorare da casa: temevo che l’assenza del continuo confronto con i miei colleghi, che mi ha aiutato sempre moltissimo, potesse trasformarsi in tante piccole catastrofi lavorative, incomprensioni, errori.

L’Obbligo Di Lavorare Da Casa

Quindi, quando è arrivata la mail che sanciva l’obbligo di lavorare da casa dal giorno successivo, la mia ansia è diventata palpabile. Tornando a casa, mi sono messo nello zaino il computer, sperando di non aver dimenticato nulla in ufficio. I primi giorni sono stati molto duri: per parlare con i colleghi bisognava utilizzare Skype o il telefono, non bastava più alzare lo sguardo e chiedere al collega della scrivania accanto.

Autonomia E Sicurezza Sul Lavoro

Nel silenzio della mia casa – io vivo da solo – non riuscivo a concentrarmi, non riuscivo a mettere in fila le cose da fare, mi sembrava tutto così insormontabile. Eppure, giorno dopo giorno, mi sono abituato e ho imparato a comunicare con gli altri in molti altri modi, ma anche a prendere tante piccole decisioni, nei limiti del mio ruolo, che mi hanno fatto crescere. Non è una banalità retorica, ma penso che lavorare da casa mi abbia davvero dato tanto in termini di autonomia e di sicurezza sul lavoro.

Il Contatto Con Le Persone

Forse il mio lavoro, che si svolge per il 99% al computer, mi ha facilitato in questo; sicuramente colleghi di altre funzioni hanno avuto molte più difficoltà, abituati magari a contatti più diretti con le persone. La cosa che più mi manca dell’ufficio è poter parlare direttamente con i miei colleghi, ma anche prendersi un caffè insieme, fare due chiacchiere: infatti, lavorando da casa, tutte queste cose devono essere programmate, la spontaneità si riduce.

«Lavoro Per Obbiettivi»

Anche se il lavoro da casa durante la pandemia di COVID-19 è stata, almeno per me, un’esperienza difficile ma positiva, credo che non rispecchi veramente l’idea dello Smart Working: infatti, il vero lavoro agile è quello che ti permette di svolgere le tue mansioni ovunque tu sia, senza degli orari prefissati, ma lavorando per obiettivi. Forse quello che abbiamo appena vissuto è più un «lavoro da casa», differente dallo Smart Working della definizione; credo che questo modo di lavorare debba entrare sempre di più nel nostro modo di pensare, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto del «lavoro per obiettivi», svincolato da orari di lavoro rigidi.

Garantire I Diritti Dei Lavoratori

Un rischio grosso c’è ed è quello di costringere le persone a turni massacranti per raggiungere i famigerati obiettivi. In questo è necessario che la classe dirigente italiana, da una parte, sorvegli e garantisca i diritti dei lavoratori; dall’altra, abbiamo bisogno che i manager delle aziende tutelino il lavoratore, vedendolo come una risorsa e credendo in una sua costante crescita. Inoltre, è necessario che le aziende diano grande fiducia alla singola persona, permettendogli di lavorare per obiettivi, in qualunque luogo essa si trovi. È quindi qualcosa di molto differente dal «lavoro da casa», qualcosa di più evoluto e che penso possa permettere a chi lavora di conciliare meglio la vita privata con quella lavorativa. In tutto questo, il lavoratore, in virtù della fiducia ricevuta, ha l’obbligo morale di ripagarla con una solida integrità: in questo modo, il rapporto di lavoro diventerà più un rapporto di fiducia reciproca, con un guadagno enorme per entrambe le parti.

Dopo L’ Emergenza COVID-19

Questo è quello che mi auguro succeda dopo l’emergenza COVID-19, cioè una trasformazione del lavoro, con alternanza di Smart Working e modalità più «tradizionali». Ovviamente, alcune professioni sono più adatte a questa tipologia di lavoro, ma credo che essa possa ben applicarsi, ad esempio, ai momenti di formazione che tutte le attività lavorative hanno.

E-Learning E Risorse Digitali

Iniziare a sviluppare e implementare l’e-learning può essere un primo passo, ma ce ne sono anche molti altri, come l’utilizzo delle risorse digitali nell’aggiornamento, nell’erogazione dei servizi al pubblico: penso, ad esempio, agli uffici pubblici e allo sforzo di digitalizzazione che in questi anni è iniziato e che, però, deve continuare. Abbiamo grandi potenzialità tecnologiche e di capitale umano che devono poter essere sfruttate.

Non lasciamo, quindi, che l’emergenza COVID-19 sia solo un brutto ricordo – anche se non è ancora finita – ma prendiamola come spunto di crescita, mettendo in campo tutta la creatività e l’inventiva che ci caratterizza come genere umano.