
Di Alice Nebbia
Educare, dal latino educere
Educare, dal latino educěre, «trarre fuori», «tirar fuori ciò che sta dentro».
Alla base dell’educazione di qualsiasi disciplina, scolastica e non, l’etimologia di questa parola dovrebbe sempre ricordarci che da un giovane bisogna saper estrarre qualcosa, non solo introdurre. Nozioni, sequenze infinite di date sottolineate su un testo da studiare più o meno mnemonicamente, con poco spazio a un confronto e a uno scambio di opinioni.
Talvolta, nell’educare, si preferisce che un giovane trasferisca dal libro alla mente le date e il susseguirsi degli eventi, piuttosto che stimolarlo al ragionamento sull’evento in sé, sulla portata che quel determinato accadimento, magari avvenuto nel passato, possa avere ancora delle ripercussioni nel presente e anche nel futuro.

Abituare i ragazzi a riflettere
È nostro compito abituare i ragazzi a riflettere, a commentare, a confrontarsi di più, a essere critici nei confronti di ciò che stanno studiando.
Stimolare i giovani a creare un «dibattito» costruttivo con i coetanei, per poi relazionarsi anche con gli adulti. Questo li renderebbe più aperti e disponibili alle relazioni umane vere, che spesso non conoscono, perché sono soliti a relazioni social confezionate e precostitutite.

Adolescenti e solitudine
Un confronto li porterebbe anche a essere meno isolati, perché moltissimi adolescenti sperimentano una realtà di solitudine dalla quale faticano a fuggire. Vivono in un loro tempo e in un loro spazio, legato all’adesso e all’immediato.
Nel concreto, si potrebbe ripensare a una lezione in cui a provare a raccontare i fatti siano i ragazzi, partendo da quello che hanno imparato e da lì ragionare, con la guida di un adulto, su quanto un evento come una guerra, una pandemia, o gesti d’intolleranza nei confronti di persone o popoli, ci hanno segnato.
Perché nessun fatto che ha caratterizzato la storia è stato a sé stante, ma ha avuto una sua origine, ha portato delle ripercussioni e ha impartito lezioni all’umanità.

Educare i ragazzi ad essere sensibili
Educare i ragazzi a essere più sensibili, più vicini agli eventi che vivono o che studiano. Perché nulla è scontato o dovuto e spesso grandi conquiste sono state il frutto di enormi sacrifici. Educare è anche aiutare i giovani a essere più attenti alla quotidianità, al mondo che li circonda e al pianeta in cui vivono.
L’educazione e lo studio della storia sono un primo passo verso uno ancor più importante, quello dell’educazione e dello studio all’umanità, all’essere umani. È nostro dovere guidare i ragazzi a questo. E da qui bisogna ripartire.
