Di Nicola Capitani
Ciao a tutti, sono Nicola, ho 17 anni e vivo a Parma insieme alla mia famiglia: papà, mamma, un fratello, una sorella e un cane.
Alla nascita, mi è stata diagnosticata una sindrome genetica rara, così rara che probabilmente sono l’unico ad averla in tutta la regione Emilia-Romagna.
Si chiama «Bardet Biedel» e causa vari disturbi, quello che mi crea più difficoltà è la retinite pigmentosa, in pratica ho un difetto degenerativo della retina, per cui è come se vedessi attraverso il buco di una serratura che si stringe sempre di più con il passare del tempo.
Quando ero piccolo potevo fare delle cose che ora non posso più fare, come uscire da solo, usare la bicicletta, scrivere con la penna e leggere libri. Questo per farvi capire le grandi difficoltà che ho incontrato crescendo. Perdendo la vista ho capito che per non rinunciare alle cose che mi piacevano, avrei dovuto trovare delle alternative e impegnarmi al massimo per raggiungere i miei obiettivi.
A scuola mi ha aiutato tantissimo la tecnologia: grazie al computer ho continuato a scrivere, disegnare, fare calcoli e leggere utilizzando gli audio libri; ma non è facile perché ogni giorno mi devo impegnare al massimo per stare alla pari con i miei compagni.
Anche con i coetanei non è facile condividere dei momenti, perché anche una banale partita di calcio, un giro in bici, o un’uscita in compagnia, per me nascondono dei pericoli.
Ma quello che voglio raccontarvi sono gli obiettivi che sono riuscito a raggiungere nonostante le mie difficoltà.
Ho una passione sfrenata per la musica. Tutto è iniziato diverse estati fa, quando avevo 8 anni.
Allora ascoltai un disco di J-ax, Meglio prima, e mi ritrovai completamente nel suo testo, quando dice di avere scoperto «una cosa preziosa, che però non costa… la vita e la bici hanno lo stesso principio devi continuare a muoverti per stare in equilibrio».

Da quel momento capii che l’hip pop italiano era la mia passione.
E ho capito che questo genere mi fa stare bene con me stesso, perché è uno sfogo per sconfiggere problemi e ansie dovute al vuoto che la mancanza della vista mi procura.
Da due anni in qua in estate frequento un camp da dj, organizzato dalla Gazzetta dello Sport. È un camp che mescola attività sportive e passioni personali, la musica nel mio caso.
Durante il giorno impariamo le tecniche specifiche di questo mestiere e alla sera ci «trasformiamo» in dj suonando in un vero locale. Siamo seguiti in questo da un dj professionista e abbiamo la possibilità di intervistare degli importanti esperti del settore.
Sono riuscito a realizzare questa esperienza e a partecipare alle attività proposte, anche grazie al mio accompagnatore, Mirko Panizzi, che è una persona eccezionale, e anche la mia guida sugli sci… Dimenticavo, questa è l’altra mia passione, grazie al lavoro fatto con Mirko, non ho mai smesso di sciare e, cercando di superare i miei limiti, ho partecipato a diverse gare a livello nazionale.
Oggi il mio sogno è diventare un produttore musicale, creare i miei album e continuare a fare sport come lo sci.
Per alcuni successo significa potersi permettere auto costose o vestiti firmati.
Per me sarebbe poter suonare su un palco davanti a un grande pubblico, o avere uno studio musicale, o entrare all’interno di un’importante etichetta.
In questi mesi sto anche creando una canzone per un progetto scolastico.
Leggendo la storia della mia vita posso dire di aver incontrato tanti ostacoli, ma anche tante cose positive: la mia famiglia, prima di tutto, che mi ha sempre supportato e incoraggiato a seguire le mie passioni e il mio carattere positivo, solare e aperto verso gli altri.

La cosa più importante per me e i ragazzi come me, non credo sia sforzarsi di colmare la differenza con i propri coetanei, ma essere di esempio per quello che riusciamo a fare e soprattutto per l’impegno che ci mettiamo.
Oggi posso dire di aver scalato alcune montagne e spero di riuscire a realizzare i mei sogni; vorrei dire ai ragazzi che hanno delle difficoltà che per abbattere dei muri e superare gli ostacoli ci vuole coraggio, senza mollare alla prima insidia, ma andando avanti passo dopo passo.
Per finire, vorrei dedicare questa rima ai lettori del Bullone:
«per l’ascoltatore sono ancora un bambinone
con la passione per la musica e il bombolone
ma voglio seguire la mia
passione e scrivere per il Bullone».
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