Cosa significa essere imprenditore oggi? Quali sono le sfide?
Quali poteri e responsabilità hanno nella nostra società? Il Bullone con questa rubrica cerca di rispondere a queste e altre domande conversando con imprenditori di successo, consapevoli o meno consapevoli decisori del mondo contemporaneo, che possono muovere le leve economiche e incidere sulla nostra società. Incontri che nascono con l’ambizione di stimolare e ispirare i lettori, ma anche indagare gli errori del passato, le responsabilità condivise, stimolare pensieri e azioni che tengano in considerazione i giovani, le fasce più fragili, il bene comune, il nostro pianeta, e non solo gli interessi di una sola azienda o persona. Pensare, Fare e Far Pensare, i tre principi del Bullone per costruire insieme un futuro realmente sostenibile. In questo numero Lodovico Giustiniani e Alberto Zanatta con Bill Niada, imprenditore sociale, Eleonora Prinelli, ragazza del Bullone. Modera Sofia Segre.
Di Sofia Segre Reinach
Alberto Zanatta è il presidente del Gruppo Tecnica. Laureato in economia aziendale, ha una grandissima passione per lo sci, cosa che lo fa sentire molto coinvolto nel suo lavoro.
Dopo gli studi ha girato il mondo per conoscere, imparare le lingue e capire quali potevano essere gli stimoli che avrebbe potuto portare al suo ingresso in azienda.
Nel tempo si è fatto strada fino a diventare direttore generale, amministratore delegato e, dal 2015, presidente.
Alberto: Tecnica è un gruppo familiare nato con mio nonno, calzolaio, che ha iniziato a sviluppare modelli di scarpa propri. Con mio padre è avvenuto il salto: dalle calzature per il lavoro a quelle per la montagna, al Moon Boot, che compie oggi 50 anni. Nel 1969, negli Stati Uniti, ha assistito allo sbarco sulla Luna dal quale si è lasciato ispirare per un prodotto completamente diverso: ultra leggero, colorato, con materiali sintetici, senza destra né sinistra, con solo 4 taglie. Un’intuizione fuori da ogni canone, che ha disorientato tutti, nonno compreso. Ma mio padre ci credeva, tanto da prendere la sua valigetta, mettersi all’uscita delle Fiere come un venditore di sigarette di contrabbando, e mostrare il prototipo a chi usciva dagli stand. Così ha portato a casa i primi 2000 ordini. Ad oggi di Moon Boot se ne sono venduti più di 25 milioni di paia: è stato il primo prodotto iconico che ha dato il via alla crescita del Gruppo, attraverso acquisizioni di altri marchi e diventando internazionale».
Bill: Questa storia è un esempio forte per i giovani: andare oltre le proprie paure, credere nelle proprie idee, avere voglia di spaccare il mondo. Alla base di tante storie meravigliose, c’è una grinta notevole, un fuoco.
Sofia: Eleonora, tra i giovani oggi c’è questo spirito?
Eleonora: Sì, ma è cambiato il contesto, ci sono meno possibilità, siamo un po’ demoralizzati da questa crisi continua, che ci rende insicuri. Però i giovani hanno voglia di realizzarsi, di fare esperienze.
Sofia: Qual è il rapporto tra passato, presente e futuro?
Alberto: È un cocktail di esperienze. Siamo un’azienda storica, che vive un cambiamento epocale. Tecnologia e digitale stanno trasformando il modo di comunicare e di colloquiare con i nostri consumatori. Dobbiamo essere dinamici, cambiare linguaggio, il target a cui ci rivolgiamo. Sei legato alla tecnologia del presente, ma devi essere sempre pronto a innovare e a capire come cambiare pelle in questo mondo così dinamico.
Sofia: Ha senso parlare di innovazione responsabile?
Alberto: Assolutamente. Ricerca e sviluppo sono il fiore all’occhiello del nostro Gruppo. Innovazione, tecnologia, brevetti, ci aiutano a differenziarci sul mercato. Ma è fondamentale puntare alla sostenibilità. I nostri sono sport per lo più outdoor, viviamo di neve e si parla di riscaldamento globale. Ci chiediamo: come diminuire le emissioni? Come usare meno plastica? Come riutilizzare le componenti alla fine del loro ciclo? Siamo molto attenti e stiamo lavorando su diversi fronti per fare in modo di essere più sostenibili possibile.
Sofia: La vita ti fa vedere dei bisogni. Come si portano in un’azienda?
Bill: Dobbiamo considerare che viviamo su questa Terra e qui continueremo a vivere. Negli ultimi cinquant’anni abbiamo corso in maniera sconsiderata. Oggi ci vuole un forte senso di responsabilità degli adulti, che devono cominciare a distillare le cose più importanti da quelle meno importanti. Un’azienda che cresce deve sempre tenere presente quali sono le necessità dell’essere umano, perché se per crescere deve generare attorno a sé distruzione, rimarrà da sola in mezzo al pattume. Un imprenditore non può prescindere dal considerare che tante vite dipendono da lui. Bisogna inserire in tutti i meccanismi di pensiero e di fattività la vera esigenza del futuro.
Alberto: Aggiungerei che la responsabilità del mondo imprenditoriale sta anche nel dare l’opportunità ai giovani di entrare nel mondo del lavoro. Spesso sento imprenditori che si lamentano della loro poca voglia di fare, io dico invece: «Cosa stiamo facendo noi per fare in modo che questo atteggiamento cambi, che tipo di opportunità stiamo dando ai ragazzi? Cosa facciamo per aiutare la scuola a formare i ragazzi nel modo giusto?». Io ho chiesto alla nostra azienda di aprirsi agli studenti. È un impegno, ma dovrebbe essere obbligatorio. Perché quando i ragazzi entrano in azienda, mettendo in relazione quello che studiano con il lavoro, riescono a rivedere le cose in modo diverso. È fondamentale legare questi mondi per evitare di dire ancora: «la scuola non forma i ragazzi come vogliamo».
Eleonora: Sì, ricordo che la mia professoressa di inglese del liceo era tostissima, ci metteva l’anima. Tutto ciò che ci raccontava, ce lo mostrava da tutti i punti di vista e prospettive. Questo deve essere applicato anche rispetto al lavoro.
Sofia: Quali valori trasmettete ai vostri figli?
Alberto: Il valore del sacrificio. Le scorciatoie non portano a nulla. Il sacrificio si traduce poi in soddisfazione, risultato e professionalità. Farsi la scorza per essere pronto ad affrontare i momenti più difficili.
Bill: Condivido. Quello che manca nell’adulto è che spesso trasferisce dei concetti che pensa essere assoluti. Bisogna invece mettersi in discussione. Ci vogliono umiltà e coerenza.
Sofia: Che valore ha il denaro oggi?
Alberto: Recentemente Simon Sinek ha detto che noi europei con la nostra storia, con molte aziende familiari, non dobbiamo perdere questa eredità di una visione a lungo termine, perché questa è la vera anima che ci deve alimentare. È la visione di un capitalismo più sano, più ampio, che non guarda solo all’obiettivo economico, ma anche all’obiettivo sociale. E non la visione capitalistica moderna della ricerca del denaro a tutti costi, nel breve termine.
Le aziende devono guadagnare per sopravvivere. Ma l’azienda ha una responsabilità sociale importante. Noi abbiamo 3500 dipendenti, con relative famiglie. Se sbaglio una scelta, perché guardo solo al risultato a breve termine, questa potrebbe ripercuotersi su di loro.
Sofia: Chiudete gli occhi. Pensate a tre parole che disegnano un vostro mondo utopico.
Alberto: Sostenibilità, Socialità, Condivisione.
Eleonora: Inclusione, Connessione, Conoscenza.
Bill: Sobrietà, Futuro, Benessere.
Sofia: Il Bullone ha tre parole: Pensare, Fare, Far Pensare. Dove sentite di poter fare di più?
Alberto: Giovani e lavoro.
Eleonora: Inclusione.
Bill: Far riflettere le persone.