La ricicleria che da lavoro a più di cento profughi

A Cinisello Balsamo, Vesti Solidale raccoglie ogni anno 35mila abiti

Di Andrea Pravadelli

«Crediamo nella pedagogia dei fatti, cioè nell’esercizio e nella promozione della carità attraverso la sperimentazione di sempre nuovi strumenti per favorire la libertà e la dignità di ogni uomo». Questo è l’ideale dal quale Vesti Solidaleè partito per dare forma all’azienda e che ancora oggi è alla base di ciò che fanno. Si tratta di una cooperativa sociale di tipo B nata nel 1998, inizialmente con un solo camion di raccolta, per dare lavoro e quindi dignità, ai profughi che arrivavano in Italia da condizioni di vita difficili, scappando da guerra e povertà. Oggi conta 110 persone impegnate a raccogliere, riciclare e riutilizzare indumenti e apparecchiature elettroniche. In questo modo non solo danno modo di lavorare a categorie svantaggiate, ma fanno sì che ogni anno vengano risparmiate tonnellate di energia e materiali. 

Ci spiega Carmine Guanci, fondatore di Vesti Solidale, che una sola cartuccia laser per stampanti necessità di 1,5 kg di petrolio per essere prodotta, il suo riutilizzo permette di risparmiarne gran parte.  Nel 2018 sono passate nelle mani dei dipendenti della cooperativa 200mila cartucce, 11. 700 tonnellate di capi d’abbigliamento, ossia 35mila capi, l’impatto ambientale è quindi stato ridotto di 27.935.130 chilogrammi di CO2 non emessi, 10.886.087 chilowatt/ora non consumati, 29.266.296.000 litri d’acqua risparmiati e 975.543 chilogrammi di pesticidi non utilizzati

I 110 dipendenti rappresentano 16 diverse nazionalità, compresa quella italiana che è la più ampia. Come previsto dalla Legge 381/91, in quanto cooperativa sociale di tipo B, Vesti Solidaleè tenuta ad annoverare tra i propri dipendenti almeno il 30% di persone «svantaggiate». «Il criterio di assunzione prioritario è la reale capacità delle persone a svolgere le mansioni loro affidate, per poter stimolare percorsi di crescita umana e professionale», facendo sì che vi siano opportunità di rinascere per chi viene da situazioni difficili. 

Inoltre, la cooperativa è impegnata a rendere l’ambiente in qui viviamo un luogo pulito attraverso il «progetto città extra pulita-Cinisello» ed erogando i propri servizi ad amministrazioni pubbliche. Cioè significa pulire i parchi e le zone periferiche, oltre che la gestione di servizi ambientali per alcuni comuni del Milanese. 

L’idea di Carmine Guanci nasce quando, nel 1995, si trovava in un centro di accoglienza profughi e rifugiati e volle vedere concretizzarsi il suo ideale di mondo migliore. Oggi è un cambiamento tangibile, anche alla luce dei dati che ci fornisce, il cambiamento è in atto e si può toccare con mano. Per noi di B.LIVE la rinascita è importante, come importante è vedere l’impegno di queste persone verso il nostro pianeta e i luoghi che viviamo quotidianamente. Lo sguardo all’interno di questa cooperativa è rivolto al presente, verso chi ha voglia di ricominciare mettendosi in gioco, lavorando duramente per portare il proprio contributo alla società e riscattando la propria posizione nella stessa. Lo sguardo è però rivolto anche al futuro, verso nuove soluzioni per risolvere un problema che ad oggi segna una piaga: quello dello smaltimento dei rifiuti. Con il loro lavoro fanno sì che vi sia un cambiamento concreto, oltre che un valido esempio da seguire per chi crede che questa sia una problematica di tutti. 

Inoltre, è un modello di business innovativo nel quale la logica del lavoro è ribaltata: economicamente sostenibile ma non a discapito del lavoratore che, al contrario, è posto al centro del modello. Tanto che, secondo un sondaggio interno, solo il 2,5 per cento dei dipendenti dice di non apprezzare il lavoro che svolge e solo il 7,5 per cento ritiene di essere meno soddisfatto rispetto all’anno precedente. In generale invece, i dipendenti si sono espressi in maniera positiva ritenendo di essere abbastanza o molto soddisfatti e di apprezzare il loro lavoro. 

All’interno di questa azienda abbiamo visto e toccato con mano un cambiamento concreto, nel quale sono tangibili la rinascita e la voglia di dare che caratterizzano chi lavora e dona valore a quello che sembrava ormai finito.