Io curato in Olanda, quanto ho speso

Il sistema sanitario italiano è il migliore, assistenza gratuita a tutti

di Emanuele Bignardi

Questa storia inizia con un evento molto positivo: trovo lavoro in Olanda e mi trasferisco lì. Il mio entusiasmo era alle stelle, ero disposto a sopportare il vento gelido e le giornate grigie, perché avevo un lavoro! Ho firmato il contratto – decine di fogli e scartoffie – e mi sono rimboccato le maniche. I momenti bui e oscuri che si erano avvicendati nel mio passato recente sembravano del tutto spariti.

Ho affittato un bilocale all’inizio della prima periferia della città dove vivevo, ho cominciato a costruire una vita nuova, lontano dagli affetti, ma che si prospettava interessante e stimolante. Ho aperto un conto in banca – mi ci è voluto un po’, visto il «muro» della lingua – mi sono registrato al Comune, insomma ho iniziato a creare qualcosa. Tra i vari obblighi che ho dovuto compiere, c’è stato anche la sottoscrizione di una polizza assicurativa sanitaria. Mi sono trovato un po’ spaesato, perché in Italia non avevo mai avuto modo di sperimentare questo aspetto. Tuttavia, è stato abbastanza semplice. Nel primo stipendio ricevuto, ho notato che, oltre alle tasse, c’era una detrazione relativa all’assicurazione sanitaria: più di 100 euro al mese per dei servizi piuttosto scarni. Ho pensato che non fosse un problema, stavo bene, come dicevo i momenti bui sembravano passati… e invece mi sbagliavo di grosso. Nel giro di qualche mese, infatti, la malattia che mi aveva già perseguitato si è fatta risentire, prima quasi «dolcemente», in modo subdolo e leggero. Poi, ha acquisito sempre più importanza e, a mano a mano che lo stress cresceva, aumentavano anche i problemi e le debolezze.

Non sapendo dove andare, mi sono recato dal medico di base, che è stato molto gentile e premuroso nei miei confronti, davvero una persona squisita. Presto ho capito che avevo bisogno di cure specialistiche; forse per inesperienza, non ho percepito cosa volesse dire questa cosa. Soprattutto, non mi sono reso conto del fatto che in Olanda non esistevano cure specifiche per la mia patologia, a meno di non accedere a servizi privati e molto costosi. L’assistenza che ho ricevuto non è bastata a farmi stare meglio. I mesi passavano e la situazione si aggravava sempre di più. Fu così che tornai in Italia, dove strutture specializzate e gratuite mi hanno permesso di stare meglio, ci è voluto molto impegno e determinazione, oltre che un’infinità di tempo. Morale della favola, la mia assicurazione sanitaria olandese mi ha pure mandato il conto! Infatti, avevo superato la franchigia di spesa che poteva essere coperta senza costi aggiuntivi. 

La mia è una storia è un po’ particolare e probabilmente non costituisce la regola. Però, mi fa scaturire una riflessione. Ci sono, infatti, alcuni punti che vorrei trattare e che mi stanno a cuore. Cercherò di farlo nel modo più oggettivo possibile. Punto numero uno, il sistema sanitario italiano: con tutti i difetti che possiede – e di cui parleremo più avanti – esso garantisce le cure gratuitamente a tutti; questo viene definito come «sistema universalistico» e si differenzia dai sistemi privati e semi-privati (come in Olanda). Il valore aggiunto del nostro sistema è proprio questo, cioè l’accessibilità alle cure per tutti. Ritengo sia un grande valore, che debba essere salvaguardato: la sanità deve restare pubblica. Il secondo punto riguarda la disuguaglianza che si osserva nel nostro Paese in merito alla sanità: vediamo centri di eccellenza dove si salvano vite, si fanno scoperte sensazionali e altri, invece, dove i pazienti sono abbandonati e, in casi rari ed eccezionali, sommersi dalle formiche. È facile dire che al Nord le cose vanno bene e al Sud vanno male.

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Non è questo il punto: esistono eccellenze e vergogne in ogni regione d’Italia, senza distinzioni. Mi chiedo, però, perché il livello assistenziale debba essere così differente e migliaia di persone siano costrette ad emigrare per ottenere cure migliori. Purtroppo, non ho la soluzione al problema, che è intimamente connesso con quello degli sprechi. Quello che mi sento di dire è che chi opera nel settore sanitario, dal medico al dirigente che prende le decisioni, debbano comprendere come la nostra sanità sia un buon sistema, ma che deve essere «accudita» essa stessa e difesa. Ultimo punto: le risorse. In un corso di economia sanitaria mi è stata insegnata una verità oggettiva, tanto semplice, quanto crudele. Le risorse sono scarse. Quindi, è necessario operare delle scelte e ciò scontenterà qualcuno. Quello che vorrei dire è che non possiamo vedere la sanità come una mucca da mungere, che elargisce servizi e prestazioni a pioggia. Visto che i soldi e le risorse sono limitate, è necessario dare delle priorità. E purtroppo, questo fatto inevitabilmente scontenterà qualcuno. Tuttavia, se queste scelte non fossero fatte, il sistema andrebbe completamente in rovina e ci ritroveremmo a dover pagare delle assicurazioni stellari per poter accedere alle cure. Questo fatto della scarsità delle risorse è qualcosa cui nessuno pensa, ma che è cruciale: per avere una sanità come quella italiana, servono tanti soldi e una cosa che mi fa arrabbiare è quando il politico di turno decide di praticare dei tagli al bilancio della sanità, vista solo come un bacino di sprechi e malcostume. 

Grazie a quello che mi è successo posso dire che ogni persona si deve impegnare affinché il sistema sanitario possa diventare più efficiente, cosa che implica un migliore accesso alle cure per tutti.

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