Allora amici del CHE BLOG ! noi qui ridiamo e scherziamo ma quanti di noi hanno traumi infantili impossibili da risanare? Forse un giorno quando anche io diventerò genitore commetterò gli stessi crimini contro l’umanità che face mia madre con me, e probabilmente farò anche di peggio, ma fino ad allora mi sa che dovrò convivere a forza con quel che mi è stato dato.
Il primo grande trauma infantile è stato per il mangiare. Da piccola non mangiavo molto e questo faceva esasperare mia madre, mia nonna e tutti i parenti che ormai, visto il mio stato di deperimento, (famiglia napoletana, quindi se a otto anni non pesi almeno 30 chili è un dramma) erano già pronti per avvertire il prete per farmi dare l’estrema unzione o forse per farmi praticare un esorcismo a suon di fette di pizza.
Tutto questo andò avanti per anni, fin quando mia madre non trovò un modo per nutrirmi. Naturalmente a suon di minacce e terrore.
Infatti, come tutti i bambini, amavo i film d’animazione della Disney e in particolare Cenerentola e Biancaneve. La prima era una favola molto tranquilla e priva d’azione, mentre la seconda ahimè aveva delle scena che io reputavo dell’orrore, tipo che Ryan Murphy con American Horror Story può soltanto imparare. Sto parlando naturalmente della scena in cui la strega cattiva (la matrigna di Biancaneve) beve la pozione e si trasforma.
Ora, io sono certa che tra di voi ci sia qualcun altro che a tre/quattro anni era terrorizzato da quella scena e che come me si nascondeva dietro al divano per non vederla, nel caso lasciatemi un commento in proposito per farmi sentire meno sola.
Mia madre, cosciente di questa mia fobia, scoprì come usare il mio terrore a suo vantaggio: quando ci sedavamo a tavola e non volevo mangiare ecco che partiva lo show.
«Guarda che se non mangi chiamo la strega!»
«No, no!» urlavo senza speranza, ancora con le carote sulla forchetta.
«La sto chiamando, guarda!» e tirava fuori il telefono facendo finta di compare il numero «Sta arrivando. Ora bussa alla porta!»
“Toc, toc, toc” si sentono dei colpi (mia madre che colpisce sotto il tavolo). La mia faccia paonazza e terrorizzata era eloquente.
«Se non mangi subito la faccio entrare!» E via, daje di forchetta ingozzandomi di carote.
Un modo sadico e brutale, ma mentre lo scrivo scoppio a ridere da sola.
Non era sempre così, infatti il più delle volte cercava di farmi mangiare facendomi degli indovinelli a cui potevo rispondere solo quando avevo finito di mandar giù il boccone.
Insomma sono sempre stata una bambina molto speciale e mia madre una mamma molto speciale. Spero che quando leggerà questo articolo si metta a ridere come sto facendo io ora!
Se anche voi amici del CHE BLOG ! avete dei traumi divertenti da raccontare sul cibo scrivetemeli in un commento qui sotto.
Un bacio grande a tutti gli amici del CHE BLOG !