Di Alessandra Mangogna
Un giro di affari che nel 2016 ha fruttato 547 miliardi di dollari, 1 miliardo di prodotti venduti ogni giorno, 500 milioni di compratori, 50 milioni di pacchi spediti ogni giorno, più di 10 milioni di aziende coinvolte (circa il 75% dei brand mondiali). Numeri che fanno girare la testa e ci fanno sentire molto piccoli, ma di cosa stiamo parlando? Non si tratta di un colosso nato nella Silicon Valley, ma di una «teenager company» chiamata Alibaba, fondata nel 1999 da Jack Ma in un appartamento della città cinese di Hangzhou.
Alibaba è attualmente il marketplace più grande al mondo, un complesso ecosistema generatosi dalla sinergia tra venditori, piattaforme e servizi, talmente redditizio che in un futuro non molto lontano potrebbe diventare la quinta economia, come dichiara il fondatore. Con marketplace si intende un sito internet di intermediazione per la compravendita di un bene o di un servizio, un punto di incontro tra venditori e compratori, che in questo caso sono praticamente tutti cinesi e di cui l’85% ha meno di 35 anni.
Una realtà di business in continua evoluzione, che è sopravvissuta allo sbarco di eBay in Cina; alla SARS, che ha costretto i dipendenti a lavorare da casa per un lungo periodo di tempo e ad una grave crisi finanziaria che ha colpito Alibaba qualche anno fa, quando venne scoperto che circa un terzo della merce venduta era contraffatta. La resilienza del colosso risiede nella sua capacità di reinventarsi e le sue armi sono l’integrità e l’umanità di Jack Ma, che ha sempre posto il consumatore prima di tutto: «customer first», come ci dice Rodrigo Cipriani.
Rodrigo, finito sotto le grinfie di noi B.livers, è il responsabile Alibaba del Sud Europa e si occupa principalmente di introdurre i brand europei all’e-commerce cinese. Dopo un’esperienza di 20 anni in Mediaset, il lancio di DoubleClick in Italia e 3 anni come presidente all’istituto Luce di Cinecittà, inizia la sua avventura con «l’Amazon cinese». Rodrigo ha avuto l’opportunità di incontrare Jack Ma: «un visionario, quando parla è magnetico», spiega ed è rimasto profondamente impressionato da quando lo ha sentito pronunciare le parole «We change the world». Parole care a noi B.Livers, che nel nostro piccolo cerchiamo di cambiare ciò che ci circonda con le nostre testimonianze di vita e il nostro messaggio positivo.
Infine abbiamo fatto a Rodrigo la nostra domanda di rito, chiedendogli quali fossero le tre parole che più lo rappresentano. La sua risposta, tirata fuori in pochi secondi e quindi coi tempi tipici del business cinese, è stata: educazione, passione ed esecuzione.