I Pro dell’Europa

Di Emanuele Bignardi

In una calda giornata di giugno del 2016 si è consumata quella che personalmente definirei una tragedia: la Gran Bretagna ha votato «» al referendum per l’uscita dall’Unione Europea, dando inizio al processo che ormai tutti conoscono come Brexit. Sono passati ormai tre anni da allora e alla fine di marzo del 2019 la procedura si dovrebbe concludere, determinando una situazione piuttosto critica: per la prima volta nella sua storia, l’Unione Europea perde un suo membro. Mi chiedo se questo non rifletta la sfiducia nell’Europa e nei suoi valori. Probabilmente è proprio così. Dal mio punto di vista, sono ancora convinto che gli Stati Uniti d’Europa siano possibili e auspicabili e che non si tratti solo di «copiare» il modello americano. Sentirsi Europei ed europeisti va al di là di tante frasi fatte e slogan; credo che sia qualcosa di profondo che ci ricollega alle nostre origini storiche e culturali. È innegabile che condividiamo radici comuni, valori e idee. Non dimentichiamoci, però, che esistono le diversità e che esse sono un elemento cruciale e fondante della nostra convivenza. La mia idea è che l’Unione Europea sia una «naturale necessità», piuttosto che un’ideologia. La differenza tra le due cose è sostanziale: l’ideologia vorrebbe che tutti la pensassero allo stesso modo, mentre credo che la UE debba integrare ed includere le differenti opinioni e culture. Questa è la grande sfida del nostro tempo.

Esistono molti vantaggi dalla costruzione di una comunità europea declinata in tutti gli aspetti della nostra vita, da quello politico a quello economico e sociale. L’ambito economico è forse quello più evidente e su questo sono stati indirizzati gli sforzi maggiori che si sono concretizzati nel tanto criticato simbolo dell’UE, la moneta unica, l’Euro. Vorrei, però, concentrarmi sugli aspetti meno evidenti che mi fanno sentire europeo. Il primo è la Storia; non possiamo negare che da secoli l’Europa abbia un destino comune, ha condiviso idee e valori come la difesa dei diritti umani, la libertà di opinione, la lotta contro i totalitarismi del XX secolo. Potrei continuare, l’elenco sarebbe molto lungo. Tutte queste cose che ci accomunano sono molto più forti dei particolarismi statali e degli slogan nazionalisti. Sento di condividere molte cose con i Francesi, gli Spagnoli e non solo ed è stupido far prevalere soltanto i singoli interessi. Quello che l’Europa ci può insegnare, infatti, è che esiste un «bene comune» che va difeso e perseguito. In fondo, siamo tutti esseri umani e questo punto di incontro dovrebbe essere sufficiente per tendere a uno scopo unitario. Vedo un futuro in cui dovremo unirci sempre di più, anziché dividerci: la filosofia dell’orticello non funziona più. 

Le principali obiezioni e critiche contro l’Unione Europea sono legate a una visione «burocratica» e vessatoria della UE: tra gli euroscettici, l’opinione più diffusa è che l’Europa sia solamente un apparato, una serie di leggi e normative che ostacolano la libertà dei singoli Stati. Mi capita spesso di sentire persone che si lamentano di questo aspetto che non tiene conto, però, della necessità di un sistema organizzativo complesso come quello europeo, che ha uno scopo ben preciso, cioè permettere la convivenza di milioni di persone. In parole povere, non è possibile prescindere da regole che permettano di vivere insieme; esistono sicuramente degli aspetti da migliorare, tanti problemi ancora irrisolti che però non possono essere presi come «alibi» per guardare solo ai propri interessi. Il concetto del «prima noi» non funziona, non è più attuale. La Storia ci insegna che i nazionalismi e il così detto «sovranismo» hanno generato solo cose negative.

La mia speranza è quella che, in un futuro non troppo lontano, si possa raggiungere l’obiettivo degli Stati Uniti d’Europa. Cosa significa? La mia idea di «USE» riguarda non soltanto l’aspetto economico, ma anche e soprattutto quello politico e sociale: vorrei che l’Europa fosse qualcosa in più rispetto a una serie di banconote comuni, mi piacerebbe che fosse una comunità di idee e di persone. Forse il caso della Brexit ci può insegnare che le divisioni non portano da nessuna parte. Io sono europeo, europeista e convinto che insieme le persone possano costruire grandi cose.